NOTE PER LA CONFERENZA STAMPA DELLA CAMERA DI COMMERCIO DEL 29 NOVEMBRE 2012
PRESENTAZIONE DELL'INCONTRO DEL 02 DICEMBRE "POSSIBILI NUOVI ASSETTI TERRITORIALI CALABRESI"
La Fondazione Mediterranea per la promozione e lo sviluppo dell'Area e della Città Metropolitana dello Stretto ha da tempo identificato nella fascia tirrenica costiera meridionale calabrese la naturale proiezione a nord della sponda continentale dell'Area dello Stretto.
Quest'area, se geograficamente limitata dal promontorio del S. Elia e antropologicamente dall'abitato di Bagnara, ragionando su scala globale e non locale, non avrebbe un "respiro" sufficientemente ampio da consentirle di proiettarsi a livello internazionale come sistema antropologico-territoriale integrato. In altri termini, l'Area dello Stretto, unicum storico-identitario a cavallo di due Regioni che in Sicilia si estende dalle Eolie a Taormina e al Mongibello, con un'ottica di sinergia turistico-residenziale quasi naturalmente in Calabria si estende a Nord fino comprendere Capo Vaticano e Tropea, e quindi Pizzo.
I questo contesto si inserisce il ridimensionamento delle Provincia italiane e i nuovi assetti territoriali varati dal Governo Monti che stanno per cambiare la geografia italiana, anche in Calabria. Ma non tutti sono contenti degli accorpamenti provinciali (solo qualche esempio: lmperia/Savona; Asti/Alessandria; Varese/Como;Pisa/Livorno; Parma/Piacenza). Addirittura a Piacenza, pur di non cadere nuovamente sotto il "dominio" di Parma come ai tempi preunitari del Granducato, si sta promuovendo un Referendum popolare per lasciare l'Emilia e passare con la Lombardia.
E in Calabria? Come vivono Vibo e Crotone la loro "anschluss" da parte di Catanzaro? Sono possibili assetti territoriali diversi da quelli disposti dal potere romano? Vi è un diffuso malessere a Vibo Valentia e in molti comuni della sua (ex) provincia oltre che nelle istituzioni e associazioni produttive o di categoria: si vive malissimo l'ipotesi di ritornare sotto il giogo del capoluogo e, se non sortirà alcun effetto il ricorso contro l'abolizione dell'istituto provinciale, l'idea di un referendum popolare per aderire alla Città Metropolitana potrebbe circolare con sempre maggiore insistenza e concretezza progettuale.
D'altronde, oltre alle motivazioni "campanilistiche" e a quelle ben più importanti relative alle sinergie turistiche con la Sicilia Orientale e le Isole Eolie, ve ne sono altre, non meno fondate, che spingono il baricentro Ipponiano verso la costa e verso Sud. Per afferrarne il significato è necessaria una breve digressione.
In Italia dal secondo dopoguerra si sta osservando il fenomeno della nascita non programmata dell'urban sprawl, la città sparpagliata o diffusa, "nuova desolante forma del paesaggio italiano" - Salvatore Settis -, fatta di conurbazioni non programmate che hanno la rappresentazione tipica nella zona pedemontana padana o sull'asse Roma Napoli e in zone costiere come quella Ligure. La nascita di queste urban sprawl comporta indubbi effetti negativi sul territorio: 1) progressivo ridursi della SAU, superficie agricola utilizzata, con un picco del 45% c/a il Liguria, seguita a distanza dalla Calabria con un buon 25% c/a; 2) l'estendersi del soil sealing, copertura del suolo già agricolo, in grado di amplificare gli effetti delle sempre più improvvise alterazioni meteoriche su un territorio, come il nostro, già definito da Giustino Fortunato come "sfasciume pendulo sul mare".
Pur negativo, dobbiamo comunque prendere atto che il fenomeno esiste e che la forma urbis tradizionale è "scoppiata" traducendosi in un continuum abitativo policentrico. Facendo evolvere il concetto di città diffusa in quello di "città lineare costiera", questa è già una realtà nella fascia costiera orientale sicula e, in nuce, è presente anche in quella calabrese tirrenica.
Affinché a questa urban splawl calabrese dello Stretto, dall'alta densità abitativa e dall'eccessivo sfruttamento territoriale, faccia da pendant un incremento di ricchezza e benessere, si deve governare il fenomeno che, lasciato all'evoluzione spontanea, accentuerebbe i problemi idro-geologici già presenti. Occorre, in altri termini, creare un governo del territorio coerente a questo oltre che intensificare e sinergizzare le relazioni creando infrastrutture culturali che aprano la strada all'infrastrutturazione materica.
La sostenibilità di una simile evoluzione della fascia costiera calabrese dipenderà dal tipo e dalla qualità delle infrastrutture presenti: queste vanno programmate e indirizzate verso un'idea di città che, rispettosa dell'ambiente e del territorio, faccia del paesaggio un patrimonio da tutelare e coltivare. I grandi trend sono spesso derive ingovernabili: l'unica possibilità di intervento che localmente si può ipotizzare deriva dalla capacità di prevederle queste derive.
L'estensione a nord della Città metropolitana dello Stretto potrebbe essere la risposta, eventualmente con la previsione di una bipolarità amministrativa che ne valorizzi le diversità identitarie e geo-antropologiche.