Giovedì 12 marzo, pomeriggio, Salone dei Lampadari di Palazzo San Giorgio: è riunita l’assemblea annuale della Fondazione Mediterranea (www.fondazionemediterranea.org) per delineare il tragitto operativo dell’anno in corso e il relativo conto economico. Si affaccia alla grande porta della sala il sindaco Scopelliti e annuncia che le Commissioni Bilancio e Finanza della Camera dei Deputati hanno approvato l’emendamento dell’on. Bocchino del PdL, che aveva assorbito quello presentato dall’on. Laganà del PD, riguardante l’inserimento di Reggio tra le città metropolitane. Applauso, scambio di complimenti, saluti.
Si resta tutti un po’ straniti: dopo anni di discussioni, convegni, dibattiti, riesumazione delle vecchie carte del “Progetto 80”, di sogni sulla grande Utopia della Città Metropolitana dello Stretto; ecco che in poche settimane tutto sembra realizzarsi per un insieme di fatti e circostante favorevoli. Giuseppe Strangio ha l’idea e stila un emendamento che fa firmare all’on. Laganà: il PD corre in avanti e il PdL corre a sua volta per superarlo; poi, subito dopo, la questione dei Bronzi a G8: il PdL vola via e il PD insegue; poi ancora la Grande Icona della Modernità che irrompe sulla scena con la sua imbarazzante imponenza: altro punto a favore dell’Area Metropolitana, che il PdL cavalca alla grande e il PD subisce.
Tutto in poche settimane: anni di lavori sotto traccia, di tentativi di contemperare in fatti politici bipartisan le logiche degli opposti schieramenti, di sana lobby localistica; tutto spazzato via e messo da parte come appartenente al passato. Felici che tutto sia successo e di aver raggiunto l’obiettivo che si era dato la Fondazione Mediterranea alla sua nascita, ma straniati per dover ora ridefinire finalità e obiettivi, si pensa per il giorno dopo di buttar giù due note, un comunicato per la stampa che ripercorra l’iter tracciato e percorso da una Fondazione nata per promuovere e sviluppare l’idea della Ara e della Città Metropolitana dello Stretto.
Poi però ci facciamo sdegnosi da parte: non vogliamo unire la nostra voce, che spesso ha suonato inascoltata, a quella di chi, difficile a convincersi sul futuro reggino non necessariamente legato alle sorti calabresi, ora si dichiara sostenitore della necessità dell’integrazione tra le due sponde dello Stretto. Tutti ora saltano sul carro dell’Area dello Stretto, anche coloro i quali sono storicamente legati mani e piedi a un potere regionale che ha tentato con tutti i mezzi di emarginare Reggio e di appropriarsi delle sue icone della Magna Graecia e della mediterraneità.
Da vox clamans in deserto a vox populi? La voce della Fondazione Mediterranea, ideale crogiolo di riflessioni epistemologiche ed etico-estetiche su un’innovativa idea di città metropolitana a cavallo di un braccio di mare e di due regioni, non è mai stata una vox clamans in deserto, inascoltata e infruttifera, ma non aspira minimamente a essere una vox populi, banalizzata dall’unanimità: la sua voce è stata e continuerà a essere avanti alle altre, farà strada, segnerà quei percorsi che l’azione politica percorrerà a tempi maturi.
Fondazione Mediterranea come Avanguardia? Forse. È per questo che dal 12 marzo 2009 al suo interno, piuttosto che sentirsi soddisfatti nello scrivere comunicati stampa autocelebrativi, si guarda già oltre: a come integrare l’Area dello Stretto con l’occhio a una miniregione autonoma; a quali saranno i rapporti con l’Area Metropolitana di Catania, tendente a inglobare quella di Messina; a che relazioni stringere con la città di Vibo Valentia, logica estensione a nord delle sinergie turistiche; ecc.
Andare avanti con pensiero e stare avanti con le idee comporta l’essere soli, come quando si è ascoltati con scetticismo a proposito della nostra idea di Sistema e Autorità Portuale dello Stretto: è per questo che non uniremo mai la nostra voce a chi si affanna a salire ora, a cose quasi fatte, sul carro dell’Area dello Stretto. Essere avanguardia culturale è un privilegio che pesa: ma la Fondazione Mediterranea ha larghe spalle per sostenere questo peso.