Martedì, 09 Settembre 2008 15:02

LA DANTE ALIGHIERI DIMENTICATA DALLA REGIONE CALABRIA

 

Quella che Pasquale Amato, storico reggino docente all’Università di Messina, con icastica lapidarietà ha definito come “Regione straniera”, ha colpito ancora una volta il bersaglio di andare contro gli interessi reggini: nonostante che l’Università per Stranieri sia stata legalmente riconosciuta e che pertanto sia da considerare sotto ogni punto di vista la quarta università calabrese, in quel di Catanzaro ci si è dimenticati di attribuirle i voucher per i corsi di azzeramento, assegnati invece regolarmente alle altre tre università.

 

Questa miope politica di discriminazione, però, stavolta va anche contro gli interessi della Calabria e della Sicilia Orientale se non di tutto il Meridione italiano. Ma non siamo sono noi, modesti commentatori delle nostre storie, che affermiamo queste cose. Cinque anni fa, ancor prima che la Dante Alighieri ottenesse il riconoscimento ministeriale, nell’inserto settimanale “Sette” del Corriere della Sera uscì un articolo di Barbara Palombelli con un paradigmatico titolo: “Quell’ateneo alla calabra per immigrati di cinquanta nazioni che potrebbe servire all’Italia”.

 

Nella prospettiva del riequilibrio del sistema universitario italiano, l’Università per Stranieri di Reggio Calabria, privata ma riconosciuta e integrata nel sistema universitario italiano, la terza dopo quelle pubbliche di Perugia e Siena, era valutata in grado di “servire” non solo alla Calabria ma a tutta l’Italia. Pensando alla denatalità italiana, infatti, nasceva allora spontanea una considerazione (che mantiene attuale la sua coerenza): l’incremento delle iscrizioni presso le Università deve passare attraverso l’aumento di studenti stranieri. Dopo aver frequentato i corsi dell’Università per Stranieri, una parte degli studenti sono infatti portati ad accedere ad altre facoltà delle Università statali, e non necessariamente della stessa zona. In altri termini, affermava la Palombelli, non è peregrino affermare che è proprio l’incremento di presenze straniere studentesche o di studiosi in Calabria, e in Italia, a determinare l’avvenire delle Università calabresi, e italiane.

 

Nel 2003, all’inaugurazione dell’anno accademico della Dante, nell’incipit della sua relazione, il rettore Salvatore Berlingò ha affidato all’espressione “Hic Rhodus, hic salta!” (“Ecco Rodi, ora salta” – Esopo) il compito di esprimere il senso del particolarissimo e delicatissimo momento che la struttura formativa da lui diretta stava vivendo: per la Dante Alighieri quell’anno era visto come anno di transizione per antonomasia; posto che si interpreti il lemma “transitorio” nella sua accezione corretta di “allusione a un passaggio, ovvero raggiungimento di un punto critico o di non ritorno”, usando le parole del prof. Berlingò, e non come sinonimo di precarietà o debolezza.

 

La struttura, infatti, era tutto fuorché precaria o debole. Non era infatti più un’Università solo di nome ma era come se lo fosse di fatto: per la continuità del servizio formativo, che veniva offerto ormai da oltre venti anni; per le grandi dimensioni dell’utenza, che si era progressivamente dilatata soprattutto dopo il trasferimento da San Gregorio alla sede di via del Torrione; per la qualità dell’insegnamento, in specie dopo aver attivato il Polo didattico decentrato della Facoltà di Lettere dell’Università di Messina; per la diversificazione dell’offerta, potendo già rilasciare certificazioni di competenza di lingua italiana aventi corso legale.

Ma proprio in questa ottima salute era stato identificato dal rettore Berlingò il tallone d’Achille: essere arrivati al quel punto di non ritorno in cui, per dimensioni e utenza e prestigio, la “Dante Alighieri” era come obbligata (“Hic Rhodus, hic salta!”) a ottenere il riconoscimento ministeriale e a divenire, anche formalmente, la quarta Università della Calabria.

In vista di Rodi, il salto fu fatto: ottenuto il riconoscimento ministeriale, la nostra Dante Alighieri a pieno titolo divenne la quarta Università della Calabria, terza Università per Stranieri italiana e unica in tutto il Meridione italiano. Ma è proprio questo che forse in quel di Catanzaro non piace. 

 

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