Questa diffusa opinione non si è radicata senza ragione: la cronaca di tutti i giorni, quella dei processi alla mafia e dei sequestri dei beni in disponibilità dei clan, quella nera e delle truffe, quella delle ammazzatine e dei pentiti, tutto ci porta e ritenere che il sistema imprenditoriale/produttivo sia governato direttamente dalla 'ndrangheta o da questa condizionato nelle sue scelte operative. Ma non è sempre così.
Due esempi emblematici. Caso Gioia Tauro: la grandezza e il potere economico di una multinazionale è ben difficile che possa essere orientato nelle sue scelte dalla mafia locale, che può lucrare solo alla sua ombra e su scelte che comunque le passano sulla testa. Caso De Masi: la visibilità mediatica di un imprenditore a capo di un'impresa sana, dalla schiena dritta e dalle spalle robuste economicamente, ne amplia il potere a tal punto da farlo divenire difficilmente condizionabile.
A questi casi ne potremmo aggiungere un altro, quello del Progetto Sei della Re-Power per la realizzazione di una centrale energetica a carbone pulito di ultima generazione in località Saline, sulla costa ionica reggina. Benché assimilabile al caso-Gioia, essendo la Re-Power una multinazionale svizzera per nulla condizionabile nei suoi programmi di sviluppo e investimento dalla 'ndrangheta ionico-grecanica, se ne discosta: non solo per il fatto che il progetto è ancora in fase autorizzativa ma soprattutto per una serie di ragioni di ordine antropologico ed economico.
Riguardo le seconde, infatti, è di palmare evidenza che il porticciolo di Saline, destinato a essere operativo per la nautica da diporto e per la pesca come "effetto collaterale" della costruzione della centrale, non può suscitare alcun interesse per la mafia locale in quanto non utilizzabile come quello di Gioia per il narcotraffico su grande scala. Per quanto riguarda l'assunzione di personale, questa avverrà con criteri oggettivi che probabilmente prescinderanno da eventuali "presentazioni"; mentre i sub appalti dei lavori di movimentazione terra, limitati al solo periodo di costruzione, non saranno comunque paragonabili a quelli delle grandi opere del committente pubblico.
Restano le ragioni antropologiche, quelle che spiegano più delle altre il perché la 'ndrangheta, valutati i pro e i contro, sia contraria alla realizzazione di un progetto che, se realizzato, cambierebbe il volto a tutta una zona trasformandola da miserrimo e degradato lembo territoriale in un angolo di produttività e benessere.
Queste ragioni possono essere capite dando una risposta a una semplice domanda: cos'è che vuole prioritariamente la 'ndrangheta? Vuole il potere ovvero il controllo del territorio e il poter condizionare la vita delle persone. Per avere questo deve poter far leva sui loro bisogni e avere i mezzi per poterli soddisfare. Gli abitanti di un territorio che si riscatta dalla miseria sono meno ricattabili perché il loro pane non dipende più solo dalle attività che, chiaramente malavitose o border line, direttamente o indirettamente sono controllate dalla 'ndrangheta.
Da quanto detto deriva che le assunzioni di personale nella fase di produttività della centrale, circa 300, e l'indotto generato, con altre 150 persone occupate, pur tralasciando la fase di costruzione che durerà almeno un lustro e occuperà un numero certamente superiore di unità lavorative, sono di per sé un fattore destabilizzante il controllo territoriale mafioso.
È per tutta questa serie di motivi che la 'ndrangheta reggina non sarebbe di certo contenta se si realizzasse il Progetto Sei con la sua centrale energetica di ultima generazione a Saline Joniche.
Un'ultima annotazione, doverosa. Sarebbe ingenuo e banale pensare che la costruzione di un impianto industriale, col suo indotto in termini economici e di modifica di stili di vita possa, di per sé incrinare un radicato e indiscusso potere: la 'ndrangheta, come abbiamo già detto, si adatta e riesce a lucrare anche su situazioni determinate da fatti per lei incontrollabili e da decisioni che le passano sulla testa. Ma se tali situazioni non ci fossero, valutato il rapporto costi/benefici, per lei sarebbe meglio: è lo status quo territoriale, la calma e l'apparente serenità dei luoghi, ciò cui ambisce la mafia per continuare senza scossoni i suoi business.