Tralasciando tutte le altre argomentazioni che potrebbero essere portate a suffragio di un'azione che non può che considerarsi meritoria, mi vorrei soffermare su una sola di esse.
È da anni ormai che un partito mediatico si muove contro la nostra città: con un'instancabile attività di discredito, il Gruppo Repubblica-Espresso tra l'altro strumentalizza le indagini giudiziarie (che sono rivolte solo alla lotta del marciume e all'individuazione di precise responsabilità personali) per fornire un'immagine della città falsa e fuorviante.
L'inizio della campagna diffamatoria partì alla grande oltre cinque anni fa con un'operazione supportata e indirizzata dall'interno della nostra città. Il 25 aprile del 2007 su Repubblica venne pubblicato un lungo articolo di Curzio Maltese ("Il colosso della ‘ndrangheta che soffoca Reggio") palesemente diffamante non solo per l'eccesso di critica ma anche perché riportava affermazioni gratuite e false. Un solo esempio: "la metà della popolazione reggina è a vario titolo coinvolta in attività malavitose".
Contro questa affermazione e contro tutto il resto la Fondazione Mediterranea, da me diretta, ha sporto querela a nome e per conto della cittadinanza reggina. La causa è ancora in corso.
Da allora gli attacchi si sono reiterati con una costanza e una veemenza che non ha pari nella storia del giornalismo italiano. Gli ultimi due articoli pubblicati sull'Espresso dimostrano che ci troviamo davanti un diabolico disegno di orientamento della opinione pubblica su un'idea di Reggio che non esiste. Le armi usate sono quelle dell'abdicazione al dovere deontologico primario del giornalismo: l'obiettività. Non si riportano dati sbagliati e fatti inesistenti ma si fa una loro cernita strumentale a rendere un quadro non veritiero dell'insieme. In altri termini, pur non dicendo il falso, si appalesano solo alcune verità sottacendone altre, sì che il quadro complessivo risulta non vero e la realtà disegnata assolutamente falsa.
La società civile reggina, vaso di coccio tra i vasi di ferro (stato, mafia, magistratura, chiesa, media, partiti, lobby, ecc), si può difendere ben poco. Ha due sole armi: quella del voto; quella di produrre "manifesti" esprimendo la propria opinione. Ecco perché il manifesto per Reggio dev'essere sottoscritto.