In altri termini il candidato socialista all'Eliseo propone di legalizzare l'eutanasia.
Già oggi la Francia è all'avanguardia per quanto riguarda le normative inerenti l'assistenza da prestare ai malati terminali. La legge che regolamenta la questione è recente e la si deve alla caparbietà del cardiologo Jean Leonetti, sindaco di Antibes e deputato della destra moderata, esperto di bioetica per l'Ump il partito di Nicolas Sarkozy. Da 2005, infatti, è stato introdotto in Francia il principio che è lecito "lasciar morire": viene ritenuto inaccettabile l'accanimento terapeutico su un paziente senza speranza; al quale, dopo l'interruzione delle cure, ci si limita a somministrare sedativi.
Secondo Hollande si dovrebbe uscire da questo approccio ipocrita alla questione, passando dall'attuale regime di "aiuto passivo" a quello di un "aiuto attivo". Questo si dovrebbe concretizzare in un atto medico, come un'iniezione letale, che porti il malato terminale a spegnersi rapidamente e senza dolore.
Con questa pratica, già legale in altri paesi europei (Olanda, Belgio e Lussemburgo), una volta che è stato sospeso ogni inutile e "vessatorio" trattamento sanitario, si deresponsabilizza il medico curante circa la quantità e qualità di sedativi da somministrare per eliminare la sofferenza e si dà attuazione a precise disposizioni del paziente sul proprio diritto, postulato già da Immanuel Kant, di essere "libero di uscire quando si vuole da una stanza piena di fumo".
I sondaggi d'opinione sono nettamente a favore di un "aiuto attivo" con un buon 94% (nel 2001 un analogo sondaggio aveva dato una percentuale dell'88 %). Lionel fmedpin, ultimo premier socialista, candidato battuto al primo turno delle presidenziali, si era rifiutato di inserire l'eutanasia nel suo programma. Ma già nel 2009 i socialisti avevano proposto una legge all'Assemblée Nationale, in seguito respinta, con primo firmatario Manuel Valls, poi candidato alle primarie contro Hollande.
Siamo, quindi, in presenza di due impostazioni che, riconoscendo comunque il diritto dell'ammalato al rifiuto delle cure, sostanzialmente divergono solo nella forma: la prima è "rispettosa della privacy" e lascia alla pietas di medici e familiari il compito di gestire, seguendo quelle che ritengono essere le volontà del malato, i suoi ultimi giorni; la seconda, rispettando comunque un'eventuale obiezione di coscienza da parte dei medici, tende a regolamentare la questione dando concretezza a precise disposizioni da parte del malato sulla sua volontaria dipartita.
In Italia? Sancito dalla Costituzione il diritto al rifiuto delle cure mediche e ritenuto dalla Chiesa inaccettabile l'accanimento terapeutico, ci si arrovella su bizantine questioni circa l'essere o meno un atto medico quello dell'idratazione e nutrizione parenterale del paziente terminale. Un'assurda follia: un onanismo mentale indegno di un paese civile.
Si parla tanto, forse a sproposito, di qualità della vita; mentre ci si dimentica di riflettere sulla qualità della morte, problema che tutti dovremo affrontare. Se non si può avere il diritto di scegliere il momento della propria morte, si dovrebbe comunque avere quello di morire con dignità senza inutili sofferenze. Fortunatamente a Reggio abbiamo l'Hospice: una struttura che, assolutamente al di fuori di ogni logica autanasica sia attiva che passiva, è in grado di accompagnare dignitosamente, con amore e professionalità, il malato terminale negli ultimi suoi giorni fornendo anche un supposto psicologico ai familiari.