accentuato il trend di svuotamento delle sue competenze, perderebbe il suo già ridotto territorio provinciale, da tempo monco di Crotone e Vibo, per ridursi, con il Lametino e il Soveratese organizzati in Liberi Consorzi Comunali, a un'oscura e triste cittadella burocratica.
In questa ottica, la burocrazia regionale - che da generazioni è targata CZ - ha pensato di pilotare il cambiamento in corso e, ormai assorbito il colpo dell'istituzione con legge dello Stato della Città Metropolitana di Reggio, di ridimensionarne la portata e, contestualmente, di porre i presupposti di nuove acquisizioni territoriali.
La tesi sposata è quella prospettata dall'UPI, unione provincie italiane, e da questa proposta al Governo: ridisegnare e accorpare gli enti provinciali per salvarli dalla cancellazione. Alla fine di un macchinoso iter che in prima battuta farebbe coincidere la Città Metropolitana di Reggio con la sua Provincia per poi procedere con i referendum comunali, in Calabria resterebbero due Provincie e una Città Metropolitana.
La prima Provincia, corrispondente all'antica Calabria Citeriore, comprenderebbe l'attuale di Cosenza con eventualmente il Crotonese; la seconda corrisponderebbe alla Calabria Ulteriore e, oltre a Catanzaro e Vivo, assorbirebbe eventualmente anche i comuni della Locride e gran parte di quelli della Piana che, ai sensi dell'art. 133 della Carta costituzionale, potrebbero legarsi alla Provincia più vicina. La Città Metropolitana di Reggio verrebbe delimitata da Bagnara e Melito.
Il potere attrattivo della Provincia del capoluogo regionale sui comuni frontalieri dell'antica Calabria Ulteriore Prima potrebbe essere irresistibile: a meno che con una valida integrazione sullo Stretto tra Messina e Reggio, formalizzata in un Consorzio tra Città Metropolitane, non si creasse un polo metropolitano interregionale in grado di determinare una forte attrazione, eventualmente anche sulla città di Vibo, in grado di controbilanciare quella esercitata dal polo Catanzaro-Lametia.
Agazio Loiero, da navigato politico sempre vicino agli interessi del capoluogo, queste cose le sa molto bene, tant'è che nel 2009, appena Reggio venne indicata come decima città metropolitana continentale italiana, così si espresse: "L'idea che Reggio Calabria guardi a Messina è un errore strategico, perché è diversa la storia negli ultimi due secoli. Messina ha tradizioni diverse, pulsa da secoli un'Università, è più popolosa, fa parte di una regione a statuto speciale con risorse che nemmeno immaginiamo. Reggio Calabria non può staccarsi per avere un ruolo ancillare".
Il timore della burocrazia calabrese, che si legge in filigrana nelle parole di Loiero, è che Reggio, con un suo rapporto preferenziale con Messina, non le sia più succube. Ampliare l'orizzonte è il solo mezzo che Reggio ha di non rimanere stritolata dai soliti intrallazzi della politica regionale: piuttosto che accapigliarsi sulla bontà o meno del Modello Reggio, i reggini dovrebbero proiettarsi oltre questo modello e configurare il futuro della loro Città Metropolitana non più costretto in angusti spazi regionali.