Martedì, 14 Febbraio 2012 08:57

"PER QUATTRO CESTE DI FRUTTA CHE PASSANO DA MESSINA A REGGIO"

Sul finire del IXX secolo l'attraversamento dello Stretto di Messina era ancora affidato alle navi a vela. I tempi di passaggio tra le due sponde erano pressoché sovrapponibili a quelli dell'inizio dell'era moderna quando, sotto la dominazione spagnola, si ebbe - se si esclude l'epoca di Anassila - il primo concreto tentativo di integrazione delle due sponde. Nel XVII secolo furono proprio le interazioni commerciali con l'altra sponda

(esportazione della seta grezza, la cui produzione era l'attività trainante del reggino, attraverso il porto franco di Messina) che protessero Reggio dalla sfavorevole congiuntura economica di quegli anni, che fu tanto accentuata da mandare in crisi demografica i restanti territori della Calabria con la sola eccezione della fascia tirrenica meridionale.

Ebbene, alla fine dell'Ottocento l'ingegnere navale Antonino Carabetta completa lo studio progettuale di mezzi navali a vapore capaci di trasportare anche carri ferroviari, sì da realizzare una sorta di "continuità territoriale" tra il continente e la Sicilia. Se ne discute in Parlamento e l'ammiraglio Bettolo, sostenitore dei progetti di Carabetta, viene zittito dall'allora Ministro ai Lavori Pubblici che definisce ridicolo impegnare ingenti risorse economiche "per quattro ceste di frutta che passano da Messina a Reggio".

Va da sé che a monte della progettualità navale-ferroviaria erano presenti i robusti interessi degli armatori, allora coincidenti il maggiore interesse - ancora in gran parte inconsapevole - della comunità locale. La lobby degli armatori, rappresentata dal tandem Carabetta-Bettolo, vinse la battaglia parlamentare e fu così che, il 1° novembre del 1899, venne inaugurato ufficialmente il servizio di trasporto sullo Stretto. Le prime navi furono rappresentate da una coppia di traghetti a pale della lunghezza di 50 metri, "Scilla" e "Cariddi", in grado di trasportare sei carri ferroviari ciascuna.

Nasce così l'epoca dei "ferry boats", alias "ferribotto", e l'integrazione riparte. Nonostante le interruzioni del processo integrativo dovute al sisma del 1908, alla guerra del 1915/18 e alla seconda guerra mondiale, bastano poco più di cinquanta anni per far definire - nel secondo dopoguerra - Messina come "la più grande città della Calabria". Riferimento culturale e commerciale per la fascia tirrenica meridionale della Calabria, negli anni Sessanta nell'estremo lembo nord della Sicilia orientale si parla anche calabrese.

Passano altri cinquanta anni e di cambiato - come tempi e comodità di attraversamento - non v'è quasi nulla. È mutato solo il tipo di pendolarismo, non più unidirezionale, sì che oggi nel Reggino si parla anche siciliano. Nella sostanza, come si attraversava lo Stretto negli anni Sessanta così lo si attraversa oggi. Le stesse lobby armatoriali che avevano sul finire del IXX secolo determinato la sconfitta dell'idea che l'integrazione fosse destinata solo a " quattro ceste di frutta che passano da Messina a Reggio", dal secondo dopoguerra ai nostri giorni hanno determinato lo stallo generatore delle attuali mortificazioni.

Mentre le lobby degli armatori lavoravano sotterraneamente per lo status quo, negli Settanta e Ottanta è stata la politica, stavolta, a interpretare il maggiore interesse dell'Area dello Stretto. Nel Documento Programmatico 1970-1975 del Ministero del Bilancio (all. IV pag. 51 e segg., 1970), compreso nel cosiddetto "Progetto 80", fu evidenziata infatti l'importanza per il Sistema Italia di un efficace collegamento isola/continente che non fosse puramente strumentale-tecnico ma passasse anche attraverso una solida e strutturata integrazione socio-economico dei territori.

Questa ipotesi di sviluppo dell'Area dello Stretto venne presentata in Parlamento con un ordine del giorno, accettato dal Governo, il 23 marzo del 1982 a firma di Calarco, Vincelli, Santalco, Genovese e Fimognari. Successivamente, con il rilevante contributo del sen. Libertini, la tesi venne ripresa e approfondita nel convegno organizzato dalla CGIL a Messina il 15 luglio dello stesso anno ("Proposte per il collegamento Sicilia-Calabria, per il riequilibrio Nord-Sud in Europa e nel Mediterraneo"); ottenendo, infine, il placet del CER (Centro Europeo Ricerche) nel novembre 1982 in una riunione presieduta dal ministro ai Lavori Pubblici on. Franco Nicolazzi.

Poi più nulla: oggi l'interesse delle lobby armatoriali non coincide col maggiore dell'Area dello Stretto; e, ancora peggio, lo sguardo miope della politica nazionale non va oltre le metaforiche "quattro ceste di frutta che passano da Messina a Reggio".

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