Nei primi mesi del 2007 venne edito un volume finanziato dalla stessa Fondazione, titolato appunto "La Metropolitana del Mare", che riportava le proposte progettuali e operative presentate nei due convegni gemelli su come si sarebbe dovuto organizzare e gestire il servizio MdM.
È sotto gli occhi di tutti che la cosiddetta MetroMare, attiva dal 2009, non tenendo in considerazione gli input forniti dalla Fondazione Mediterranea, sia stato un bluff o, peggio, un imbroglio: un maledetto imbroglio sulle pelle dei pendolari dello Stretto. Se le parole continuano ad avere il significato che noi comunemente attribuiamo loro, sono imbroglioni i politici e gli amministratori e gli affaristi dei trasporti via mare che attribuiscono il termine MdM a qualcosa che assolutamente non ne ha le caratteristiche.
Senza un piano strategico coerente e compiuto né una visione d'insieme in grado di tracciare le linee-guida di una progettualità mirata, senza tenere conto delle reali e concrete esigenze dei pendolari né conoscere nei dettagli il sostrato su cui si andava a operare, si è fatto e disfatto sullo Stretto senza utilizzare studi e ricerche ed esperienze già maturate oltre che lasciando sostanzialmente inalterato il problema.
Si può infatti parlare di MdM, attuando comunque una forzatura giuridico-lessicale, tra due città dirimpettaie su un braccio di mare solo se le rispettive reti di trasporto terrestre si integrano con il trasporto via mare. Inoltre, la MdM, più che una società o un sistema "rigido", deve avere alcune caratteristiche di "immaterialità" che la rendano un sistema di trasporto funzionante e funzionale a prescindere dai vettori utilizzati e/o convenzionati.
Più specificatamente, queste dovrebbero essere le caratteristiche di una MdM:
1) di tipo misto, ovvero terrestre e marittimo; 1a) integrato, con terminali a ridosso degli imbarchi; 1b) coordinato, negli orari di terra e di mare;
2) con elevata frequenza delle corse, il cui intervallo nei momenti di punta non deve superare la mezzora; 2a) estensione oraria delle corse su almeno 18 giornaliere;
3) fruibile con un biglietto unico, che sia valido oltre che per l'attraversamento dello Stretto anche sulle reti di trasporto urbano delle città che vi si affacciano; 3a) dal prezzo calmierato; 3b) a tempo, con possibilità di abbonamenti giornalieri, mensili o stagionali; 3c) riconosciuto da tutti i vettori convenzionati.
4) che si avvale di tutti i vettori, pubblici o privati, che operano sullo Stretto e sui territori metropolitani; 4a) i quali sono convenzionati col gestore accettandone il biglietto emesso a la relativa integrazione tariffaria;
5) gestita da una società mista partecipata e controllata dall'ATM di Messina e l'ATAM reggina; 5a) finanziata con opportune leggi regionali di Sicilia e Calabria.
Qualsiasi soluzione che non prenda in considerazione questi cinque punti, di cui i primi tre sono assolutamente ineludibili, non ha il diritto di appellarsi con un nome che non le spetta.