Mentre per quest'ultima un metro di giudizio sulla sua qualità può essere espresso anche dagli utenti, ovvero da chi paga il servizio, non può essere così per la ricerca, necessariamente oggetto di valutazione da parte del sistema. Tempi duri, anzi durissimi, si profilano quindi sull'orizzonte del nostro ateneo.
Posto in soffitta il delirante sistema della "autovalutazione", un'orribile presa in giro che sostanzialmente promuoveva tutti, i docenti della Mediterranea non si valuteranno più da soli ma lo farà l'ANVUR, l'agenzia nazionale per la valutazione della ricerca universitaria (la cui sede, per la cronaca, è posta al quarto piano del Ministero della Ricerca: per la fortuna degli anziani rettori italiani, che vi si recheranno in pellegrinaggio, il locale è escensorato). Diretta dal prof. Sergio Benedetto, sessantasettenne professore del Politecnico di Torino con al suo attivo una quantità smisurata di brevetti, con un semplice ed efficace - e soprattutto asettico - sistema denominato VQR (valutazione della qualità nella ricerca), l'ANVUR analizzerà circa 200.000 lavori di 60.000 docenti universitari italiani, redigendo una sorta di classifica degli atenei e dei dipartimenti.
In base a questa "classifica", a partire dal 2013, verrà assegnato il 20% del budget nazionale annuale ammontante a 832 milioni di euro. Non è roba da poco: ma di questi 166 milioni di euro che sono in ballo la Mediterranea rischia di non prendere nemmeno uno. Sembra, infatti, che al prof. Benedetto e al suo famigerato sistema VQR non gliene freghi nulla né della BAAM, la Biennale di Arte e Architettura del Mediterraneo varata dalla Facoltà di Architettura e miseramente naufragata, né di pièce teatrali o di installazioni artistiche.
Il VQR, infatti, valuterà soltanto pubblicazioni scientifiche (3 lavori per ognuno dei 60.000 tra ordinari e ricercatori italiani, pubblicati nel periodo tra il 2004 e il 2010) con un sistema diversificato a seconda che i lavori attengano all'area scientifica o a quella umanistico-giuruidica. Per i primi ci si avvarrà del metodo bibliometrico, col quale si misura per ogni articolo il numero di citazioni ricevute. Questo indice, con ottima approssimazione, corrisponde all'interesse suscitato nella comunità scientifica internazionale. I secondi verranno valutati con il metodo "peer rewiew", che consiste nell'analisi da parte di docenti di pari valore, che non significa di pari grado accademico, il cui 20% è reclutato fuori dall'ambito nazionale. Tutti i 95 atenei italiani partiranno alla pari e di ogni dipartimento saranno pubblicate le punte di eccellenza e i baratri di vergogna.
Un tentativo simile in passato era stato tentato, ma su scala più limitata (17.000 pubblicazioni) e con un vizio di fondo: i lavori venivano conferiti dalle Facoltà, per cui queste erano valutate in base alla prolificità ed eccellenza anche solo di pochi professori. Con la valutazione che oggi riguarda direttamente i docenti, i dipartimenti saranno spinti a fornirsi di ricercatori validi: se le università vorranno sopravvivere, non potranno più assumere "figli d'arte" destinati comunque a far carriera accademica sulle spalle dei portaborse.
Dal 2013 vedremo l'Università Mediterranea più attenta alla ricerca e meno alle altre attività in stile BAAM? Probabilmente si, a patto che sopravviva alla valutazione. Sembra, infatti, che sulla base di queste valutazioni retroattive, ope legis i dipartimenti possano essere ridimensionati e, togliendo loro la possibilità di elargire lauree magistrali, costretti alla produzione di soli diplomi triennali.