"Tutto cambia affinché nulla cambi": quanto suggerito dalla lettura de Il Gattopardo, quindi, ben si adatta a quanto accaduto in questa occasione.
Senza scendere nei dettagli del bando, peraltro macchinoso ai limiti dell'indecenza ovvero fatto a posta per gli imprenditori di progetti e non per gli imprenditori di impresa, la "fregatura" è stata posta al punto 7 del bando, pag. 11 del pdf, "modalità di invio della domanda". Questa si doveva inviare "esclusivamente e a pena di inammissibilità, tramite raccomandata a/r a partire dal 15° giorno successivo alla data di pubblicazione sul Bur Calabria". La graduatoria sarebbe stata compilata in base all'orario di partenza della domanda e questa doveva "essere trasmessa a mezzo dei servizi postali abilitati".
Vada se che, aprendo alle ore 8 gli uffici postali, nessuna domanda avrebbe dovuto poter essere inviata prima. E invece il marchingegno che avrebbe dovuto assicurare imparzialità (indecentemente a carico del candidato e non, come per logica, a carico del verificatore) si è dimostrato un ulteriore esempio di come gli avvisati per tempo siano riusciti ad aggirare gli steccati e a trasformare un'asettica disposizione in un mezzo per scavalcare la concorrenza.
Chi si è rivolto, infatti, ai servizi postali alternativi e non alle Poste Italiane è riuscito a inviare prima delle 8 del mattino la raccomandata a/r e, quindi, a vincere il bando a scapito dei tardoni che, per maggiore garanzia di certificazione, si erano affidati a servizio pubblico.
Il bando, quindi, dovrebbe essere annullato per palese illegittimità: è come se in una gara ad alcuni partecipanti fosse stato consentito di partire prima servendosi di blocchi di partenza diversi e più vantaggiosi. In altri termini, pur nel rispetto della scelta del servizio postale cui affidarsi per il recapito, l'orario di partenza avrebbe dovuto essere uguale per tutti e, unico da poter essere preso in considerazione come parametro oggettivo, identificabile nell'orario di apertura degli uffici pubblici.
Un grande pasticcio, insomma, che ha penalizzato soprattutto le attività reggine (sembra, infatti, che le 1.100 imprese che sono state ingiustamente avvantaggiate siano cosentine e catanzaresi). Insomma, "Tutto cambia affinché nulla cambi".