Omettendo in questa sede di riportarne estesamente i contenuti per ovvi motivi di concisione, il senso delle doléances del Rettore è che, visto il 90% della spesa corrente della struttura formativa assorbito dall'incomprimibile voce degli stipendi, con i tagli previsti dal governo nazionale la voce che rischia di saltare quasi nella sua totalità è quella della ricerca. Alla fine del cahier compare un accorato appello alle istituzioni, Provincia e Comune di Reggio Calabria, richieste di venire in soccorso finanziario della Mediterranea. È legittima questa richiesta? O piuttosto è irricevibile?
Nel giudicare i fatti dell'oggi, più che andare a spulciare la cronaca del quotidiano - sempre strattonata da interessi contingenti -, si dovrebbe interrogare la storia: che ha molto da dire, anche a tal proposito.
Le prime Universitates nacquero nel XIII secolo (a Parigi, a Bologna, ecc.), ma un loro embrione lo si può trovare nell'antica Roma. Nel primo secolo d.C., precisamente sotto l'imperatore Vespasiano, con un finanziamento pubblico di centomila sesterzi vennero istituite le cattedre di retorica greca e romana. Con Marco Aurelio, sempre a spese dell'erario, corsi di retorica e filosofia vennero istituiti anche ad Atene. Di seguito anche Alessandria e altre città del Mediterraneo romano ebbero le loro cattedre. Potremmo dire che, con finanziamento pubblico, si creò una sorta di sistema universitario ante litteram.
Una parte del finanziamento delle università romane, che si sommava a quello pubblico governativo, era elargito dalle comunità locali. Sotto questa luce dovremmo definire legittima la richiesta del Rettore Giovannini. Ma c'è una differenza, sostanziale, tra il passato e l'oggi.
Il tema della valutazione didattica era particolarmente sentito a Roma, tant'è che in un editto dell'imperatore Gordiano si può leggere che i responsabili della polis potevano rimuovere i docenti qualora non si fossero "dimostrati utili agli studenti". I finanziamenti locali alle Università, quindi, nell'impero romano erano subordinati alla produttività e alla qualità dell'insegnamento. A tutt'oggi non risulta che l'autoreferenziale sistema universitario si sia mai messo in discussione nel mentre avanza una richiesta economica: si chiede ma, una volta incassato, non si rendiconta.
Una soluzione ci sarebbe. A inizio del pezzo, rifacendomi comunque al suo uso comune, ho usato impropriamente l'espressione cahier de doléances. I "quaderni delle lamentele" erano dei registri nei quali in Francia, dal XIV secolo ma soprattutto durante i fatti rivoluzionari del 1789, venivano annotate critiche e lamentele della popolazione. La proposta è di istituire pubblici registri in cui la cittadinanza possa liberamente esprimere il suo giudizio sulla qualità dell'insegnamento impartito all'Università Mediterranea. Solo sulla base della valutazione delle "doléances", per numero e attendibilità, i rappresentanti dei cittadini sarebbero autorizzati a ripianare buchi di bilancio di cui la cittadinanza non è responsabile.
Solo una provocazione? Può darsi. Ma è comunque su questa via che ci si dovrebbe muovere.