L'argomento, più estesamente trattato in precedenza, non ha bisogno di ulteriori aggiornamenti: si rimanda pertanto ai precedenti interventi rintracciabili su "diario" o sul sito www.diarioreggino.it.
Ciò di cui si vuol parlare in queste righe riguarda l'amara constatazione che, se in effetti il virus Ah1n1 avesse avuto la patogenicità e la letalità paventate da minus habens e prezzolati della sanità, ci sarebbe stata una vera ecatombe: pressappochismo, improvvisazione, approssimazione fanno sì che la campagna vaccinale - comunque utile a prescindere dalla pericolosità del virus - stia miseramente fallendo. L'ondata epidemica, infatti, si è quasi esaurita nel suo primo picco, con effetti fortunatamente sovrapponibili a quelli di una normale influenza stagionale e di gran lunga meno importanti dell'epidemia di virus respiratorio sinciziale di qualche anno fa, senza che si sia riusciti a vaccinare nemmeno parte dei soggetti a rischio.
"Pandemia, vera igiene del mondo", avrebbero esclamato Marinetti e i futuristi condendo in salsa eugenetica i loro proclami. Ma la paventata ondata di piena in grado di eliminare i deboli e gli indifesi, s'intende naturalmente dal punto di vista immunitario, è stata un flop e noi ci ritroviamo con un "eccesso di mortalità" ben al di sotto del previsto. Ma la vaccinazione si deve comunque effettuare: ridurre la circolazione del virus è un dovere sociale più che personale e, comunque, riduce la possibilità di mutazione e ricombinazione dell'Ah1n1 con altri virus, come quello dell'aviaria.
Ma questa vaccinazione di massa non si riuscirà mai a farla e i vaccini, pagati profumatamente, una volta prodotti marciranno nei depositi. Posto che sulle dafaillances del SSN è superfluo soffermarci, in questa sede ho intenzione solo di indicare l'imminente fallimento del coinvolgimento di medici di famiglia e pediatri di base nella campagna vaccinale, coinvolgimento su cui si puntava come condicio sine qua non per una buona riuscita dell'operazione. I motivi sono riassumibili in pochi punti.
1) La partecipazione dei sanitari convenzionati non può essere imposta ope legis in quanto questi non sono tenuti a possedere nei loro ambulatori i mezzi necessari e sufficienti a elargire in sicurezza il vaccino;
2) opportunamente sollecitato, il coinvolgimento avrebbe dovuto essere volontario e retribuito;
3) nell'ASP reggina, la prima comunicazione ai medici di medicina generale e ai pediatri di base è stata effettuata il 17 novembre e protocollata in entrata al distretto sanitario n. 3, prot. n. 2493, per la sua diffusione ai sanitari in data 18 novembre 2009; il timbro postale dell'inoltro è del 25 novembre;
4) l'ASP reggina, quindi, in piena emergenza vaccinale (fortunatamente non era una vera emergenza), disconoscendo l'uso di e-mail e di sms, ha impiegato ben 7 (sette) giorni per spedire poco più di 200 lettere (un solo foglio A4 non imbustato ma solo piegato e spillato: tempo di confezionamento per una persona di circa un'ora);
5) altri due/tre giorni per la consegna della comunicazione e si è fatto dicembre 2009. Dal 17 novembre ai primi di dicembre: un'eternità che avrebbe potuto costare vite umane;
6) nella lettera, dopo i soliti bla bla che fanno riferimento agli accordi nazionali tra Ministero e sindacati medici, si espongono tutta usa serie di condizioni capestro che faranno decidere ai medici di non offrirsi per la campagna vaccinale:
7) invito a recarsi personalmente al centro vaccinale per: a) sottoscrivere la richiesta e gli impegni relativi; b) ritirare i vaccini richiesti;
8) alle seguenti condizioni a) presenza in studio si opportune attrezzatura per la conservazione del vaccino (non basta un semplice frigo ma ne occorre uno speciale); b) presenza in studio delle attrezzatura per la rianimazione in caso di accidente allergico (naturalmente anche di personale medico o paramedico in grado di usarle);
9) obbligo per ogni paziente trattato di: a) redigere la scheda anamnestica; b) raccogliere il consenso informato; c) predisporre una relazione con identificativi dei pazienti con diagnosi che certifichi il suo stato di rischio; d) trasmissione di tutti questi dati in duplice copia, una per l'ufficio vaccinale e l'altra per il distretto sanitario;
10) il tutto, tempo e responsabilità comprese, retribuito con € 6 (sei) lorde a prestazione.
È logico ritenere che la percentuale di sanitari che aderirà alla campagna vaccinale sarà prossima allo zero: non per mancanza di attaccamento al lavoro o disinteresse verso la salute pubblica ma per la constatazione, prescindendo dall'avere o non avere i requisiti richiesti, di essere assolutamente fuori dall'emergenza e pertanto di non avere alcun obbligo etico.
Lo stesso non si può dire dell'ASP reggina: oltre dieci giorni, di cui ben sette senza la benché minima giustificazione, per recapitare una comunicazione di tale importanza in piena ondata epidemica, disconoscendo l'uso di e-mail e di sms, è un dato che si commenta da solo. I vertici amministrativi della sanità reggina, se in virus Ah1n1 fosse stato realmente cattivo, avrebbero avuto certamente più di una vita sulla coscienza. Di questo ritengo che debbano comunque rispondere: nell'occuparsi della salute pubblica, ovvero nel fare il loro lavoro, dirigenti e funzionari dell'ASP reggina dovrebbero avere lo stesso zelo che dimostrano nel mantenere il loro status.