in programma a Villa San Giovanni per i prossimi giorni, infatti, oltre a essere in perfetta linea con l'ipotesi possibilista già in passato espressa dalla sinistra moderata italiana, è rispettosa di quel sano pragmatismo che non si vuole lasciar coinvolgere in impostazioni del problema ideologizzate né rispondere con verve mediatica a posizioni che si definiscono frutto di campagne mediatiche.
In altri termini, prima di esprimere un giudizio si vogliono vedere se non i fatti certamente le carte e i progetti definitivi, sì da poter valutare, anche alla luce delle emergenze infrastrutturali del territorio e delle sue priorità, se l'impatto ambientale della megastruttura sia un prezzo equo da pagare per l'atteso benefico shock. Si annuncia così una "posizione consapevole e razionale" con cui, sulla base di dati certi, poter valutare con oggettività i pro e i contro di un'opera che, comunque la si veda, sarà comunque un passaggio fondamentale per la storia dell'Area dello Stretto.
Questa "posizione consapevole e razionale" non ci sembra scorgere nelle parole del consigliere comunale reggino del PD Demetrio Martino quando giudica in maniera fortemente negativa uno dei passaggi più significativamente positivi dell'Amministrazione comunale reggina. La riduzione delle Circoscrizioni da 15 a 6, infatti, è in perfetta sintonia con le linee guida che regoleranno la riforma degli Enti Locali nel senso di una loro semplificazione.
Parole buttate lì tanto per dire qualcosa, quindi, soprattutto se comparate con le altre espressioni di disapprovazione riguardanti un'ipotetica mancanza di riguardo per la storia e le tradizioni locali dei vari quartieri della Grande Reggio. Se la precedente suddivisione circoscrizionale era più rispettosa del vissuto delle vecchie municipalità (Catona, Gallico, Pallaro, Bocale, Gallina, Ortì, ecc), quelle che Martino giudica ora mortificate, perché allora criticare gli attuali deliberati e tirare in ballo il progetto di legge che prevede non la riduzione ma la completa abolizione delle circoscrizioni per le città sotto i 250.000 abitanti?
I centri della città policentrica, evocati dal rappresentante del PD, non si possono definire per decreto di Giunta ma nascono dalla storia dei luoghi e crescono per un insieme di cause, sociali ma anche commerciali, che molto spesso esulano dall'intervento pubblico. La richiesta di un tavolo interistituzionale dopo 149 sedute di Commissione, giustamente stigmatizzata dal sindaco Scopelliti, manifesta che l'antico vizio delle sinistre, quello di porre le questioni per discuterle più che per risolverle, è molto duro a morire.