Al prof. Remo Calzona, del Dipartimento di ingegneria strutturale e geotecnica dell’Università La Sapienza di Roma, nel 2002 dal Governo è stata data la presidenza del comitato tecnico-scientifico (precedentemente già affidatagli dall’Anas nel 1986) per la valutazione di fattibilità dell’attraversamento stabile dello Stretto di Messina. Un grosso esperto, quindi, da cui non ci sarebbe aspettati che rilasciasse sull’argomento un’intervista frettolosa e approssimativa (cfr. Antonello Caporale in La Repubblica del 29 novembre) in cui si lascia andare ad affermazioni il cui derivato allarmismo è direttamente proporzionale alla loro nebulosità.
Il Ponte sullo Stretto, così com’è stato concepito, per Calzona sarebbe destinato a crisi strutturali in grado di comprometterne sicurezza e stabilità (e non per effetto di movimenti tellurici ma semplicemente a opera del vento, che peraltro potrebbe obbligarne la chiusura per 100 giorni all’anno). Cita il fenomeno del “galopping”, osservato sullo Storebelt in Danimarca, e quello del “fletter”, che ha messo in crisi il Tacoma a Los Angeles. La soluzione, per eliminare i rischi, potrebbe essere quella di sostituire la campata di 3.300 metri con una di 2.000: con questa soluzione il ponte costerebbe quasi la metà e sarebbe molto più sicuro.
Calzona non dice come si potrebbero superare i restanti 1.300 metri; né dà maggiori ragguagli circa la sua ipotesi progettuale; né descrive il percorso di studi l’ha portato alle conclusioni che si sta creando un mostro di cemento e acciaio potenzialmente già crollato: certamente complice la sinteticità dell’intervista, in questa si fa solo allarmismo, senza spiegare né divulgare.
Il lettore resta quindi quantomeno frastornato: a maggior ragione perché, sia in apertura che in chiusura della breve intervista, con un classico “effetto panino”, si parla di un libro di Calzona, dando la netta impressione che l’intervista sia stata fatta per promuovere la pubblicazione più che per divulgare un’idea.
Calzona è stato diffidato dall’ing. Ciucci, amministratore delegato della Società Stretto di Messina, a non pubblicare il volume in cui viene spiegato il nuovo progetto per l’attraversamento stabile dello Stretto, più sicuro e dai costi abbattuti del 50%. Il fatto, se vero, è estremamente deprecabile: ognuno, specie se è un preparato e documentato esperto, ha il diritto di esprimere e pubblicare le proprie formulazioni teoriche. È altrettanto deprecabile, però, che queste formulazioni teoriche vengano promosse al grande pubblico, non in possesso degli opportuni strumenti culturali, come se fossero un’opera letteraria.
Insomma, consigliare di fare un ponte con una campata di soli 2.000 metri, al posto di quella di 3.300 presente nel progetto, senza spiegare come superare gli altri 1.300, non è propriamente definibile come idea coerente a compiuta, idea che ci si aspetterebbe da un tecnico del livello di Calzona: il concreto sospetto, come già detto, è che si sia voluto fare solo sensazionalismo per promuovere la pubblicazione, vera protagonista della breve intervista.