Riassunta l'esperienza di un progetto che ha visto impegnati 15 alunni della sua scuola (il Liceo Classico Europeo annesso al Convitto Campanella) in un'analisi comparata del territorio ionico reggino e di altre realtà simili geograficamente ma con una "resa" infinitamente superiore, ne ha poi sintetizzato i risultati: è la differente mentalità, ovvero la mancanza di rete tra i vari settori economici, una delle cause prime del sottosviluppo. "Adesso sono ragazzi consapevoli che ciò che manca: la voglia di collaborazione; il pensiero che, una volta progettato un obiettivo comune da raggiungere, il profitto che ne deriva può e deve essere suddiviso tra più soggetti; la contezza che la corsa all'accaparramento degli utili in maniera isolata e staccata da altri contesti procura solo danni".
La prof.ssa Marino parte da queste considerazioni per esporre un suo personale percorso esperienziale sulla zona: "la fruizione della cassa integrazione per tanto tempo ha creato una sorta di parassitismo impedendo il nascere di un sia pur minimo input imprenditoriale dei residenti di Saline e zone limitrofe. Sin quando è durata la cassa integrazione, Saline è stato quasi un paese fantasma: solo dopo, finite le "regalìe", sono nate nuove attività commerciali e il paese ha ricominciato a vivere.".
In un passo successivo: "Dice bene Tanya quando afferma che si contrasta solo quello che gli altri dicono senza proporre soluzioni alternative" (esempi: "La proposta fatta da IKEA, che pare volesse riconvertire le OGR. Risulta a verità che non è stata accettata? Sarebbe stato l'unico punto di vendita dell'Italia meridionale dopo Napoli. Un'altra occasione d'oro sfumata."; "il Pantano di Saline, una delle ultime zone umide rimaste in Italia. Importantissimo per il microambiente eppure distrutto. Da pochi anni si è formato ancora, è vitale, centinaia sono le specie di uccelli migranti che vi fanno sosta, da e per l'Africa. Altrove sarebbe rinomata zona per attività di bird watching mentre qui è discarica abusiva"; la centrale a carbone pulito proposta dalla SEI, aggiungiamo, in grado di assorbire con l'indotto oltre 400 unità lavorative una volta a regime).
Sul paventato inquinamento ambientale del Progetto SEI, cita l'assimilabile esempio di Vienna: "A Vienna, tra le città più vivibili al mondo, in pieno centro cittadino, a pochi passi dal centro, esiste un impianto di termovalorizzazione che fornisce energia a metà della popolazione e a tutte le istituzioni pubbliche, scuole e ospedali compresi: le polveri sottili immesse all'esterno sono infinitesimali, molto meno di quelle prodotte da un ingorgo automobilistico, e l'impianto esteticamente sembra un'opera del Gaudì. A Vienna nessuno ha protestato e l'impianto lavora incessantemente; stabilito l'obiettivo da raggiungere, tutti hanno collaborato affinché i danni fossero minimi con il massimo risultato."
Nella lunga lettera naturalmente si parla anche di altro (del porto insabbiato, delle coste rosicchiate dal tarlo delle correnti, dell'albergo costruito a soli 50 metri dal mare, dell'insensibilità dimostrata in passato dagli amministratori) ma alla fine in messaggio è chiaro: è necessario contemperare le ragioni ambientaliste con una incisiva politica di sviluppo territoriale non limitata al solo turismo.
Sempre più persone non vogliono il fumo dell'industria ma nemmeno quello che vorrebbero vender loro gli affabulatori ambientalisti.