Quando nel 1988 si celebrò a Reggio il XXI Congresso Eucaristico Nazionale, Papa Giovanni Paolo II tornò a visitare la nostra città dopo la precedente visita di quattro anni prima. Nella parte iniziale del discorso pronunciato in quella occasione, appena dopo aver ringraziato per la sua presenza l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Ciriaco De Mita, cita l’Area dello Stretto con queste testuali parole.
“Il rapido volo dal Santuario della Madonna nera di Tindari a questa città devota alla Madonna della Consolazione, mi ha consentito di abbracciare in un’unica visuale le due sponde di quella che voi chiamate Area dello Stretto, quasi per auspicarne e presagirne in un avvenire non lontano, non solo una più diretta connessione, ma altresì una più feconda integrazione, volta a ricreare continuamente, come attraverso un ponte ideale, una comunicazione sempre più ricca fra l’Italia, e quindi l’Europa tutta, da una parte, e le regioni al di là del Mediterranea, dall’altra”.
Leggendo queste parole, casualmente rintracciate e sollecitamente forniteci dall’editore Domenico Laruffa, è stupefacente riscontare come in poche righe il Santo Padre abbia sintetizzato i dati essenziali una dimensione territoriale e antropologica in cui le cui speranze di crescita sociale sono legate a una “feconda” integrazione che faccia di tutta l’area un trait d’union tra l’Europa cristiana e il Mediterraneo islamico.
Queste parole, insieme a quelle analoghe di altri grandi uomini di cultura e di viaggi, confermandoci nella giustezza delle nostre idee, ci devono spingere a continuare nell’intrapresa strada dell’integrazione: soprattutto lottando contro quei miopi e miseri interessi regionalistici che fin ora hanno tarpato le ali alle nostre ambizioni.