A Messina ha vinto Giuseppe Buzzanca: una vecchia conoscenza che, lasciatasi alle spalle vicende meglio narrabili con verve boccaccesca che con l’asettico linguaggio giudiziario, ritorna alla grande, anche se con un margine di vittoria inferiore di tre punti a quello ottenuto nel maggio del 2003. Francescantonio Genovese non è riuscito a mantenere i consensi del dicembre 2005, quando venne eletto sindaco da una cittadinanza che aveva inteso punire la gita barese di Buzzanca e signora a spese pubbliche.
Ripercorriamo le tappe salienti di questi ultimi anni di malgoverno zancleo. Il 25 maggio del 2003 viene eletto sindaco, al primo turno e con il 54% dei consensi, Giuseppe Buzzanca. Il Sindaco, condannato per peculato d'uso, decade nel novembre dello stesso anno. I fatti risalgono al 1995, quando era Presidente della Provincia: convolato a giuste nozze, da novello sposo aveva utilizzato un’auto di servizio per farsi accompagnare a Bari dove, insieme alla sua dolce metà, si sarebbe dovuto imbarcare su di una nave da crociera. Il successivo lungo commissariamento di Bruno Sbordone non si può certo dire che sia stato il meglio per Messina: il Commissario pensava di poter gestire la città da Pordenone, sua residenza, recandosi a lavoro solo un paio di giorni alla settimana. Un’esperienza di telelavoro commissariale quantomeno inusuale, che ha dato i risultati che per logica di cose doveva dare: nulla di buono. Dopo due anni di questa via crucis amministrativa, alle nuove elezioni comunali del dicembre 2005, al ballottaggio con Luigi Ragno, vince Francescantonio Genovese: un sindaco di centrosinistra con un consiglio comunale a larga maggioranza di centrodestra. La via crucis dell’ingovernabilità cittadina continua. Nell’ottobre del 2007, dopo altri due anni di grandi difficoltà gestionali, il Consiglio di giustizia amministrativa della Regione Sicilia annulla le comunali del 2005, accogliendo il ricorso dei candidati Antonio Di Trapani e Gianni De Michelis esclusi dalla competizione elettorale. Il nuovo commissariamento, affidato a Gaspare Sinatra, fortunatamente dura poco: oggi ritorna Buzzanca.
La ritrovata stabilità dell’amministrazione comunale di Messina è “condicio sine qua non” per la costruzione dell’Area integrata dello Stretto, un progetto attraverso il quale Reggio potrebbe sottrarsi alle logiche accentratrici catanzaresi e Messina autonomizzarsi dal giogo catanese. Non è infatti ipotizzabile che progetti di ampio respiro, necessari di investimenti politici di periodo medio-lungo, possano essere portati avanti con determinazione da amministrazioni comunali in affanno per la gestione del contingente. Oggi il dialogo istituzionale tra Reggio e Messina, anche per la comune appartenenza partitica di Scopelliti e Buzzanca, in un’ottica unitaria che non mortifichi ma valorizzi le rispettive identità, appare concretamente possibile.