si deve riconoscere che l'incontro aveva un palinsesto logico e formalmente corretto: prevedeva, dopo una breve premessa dell'organizzazione (dimostratasi in tantino deludente, per la verità, sia nei contenuti che nella forma), un'introduzione di Demetrio Arena cui avrebbe fatto seguito un'intervista pubblica a Giuseppe Scopelliti da parte di Roberto Arditti, già direttore de "Il Tempo".
Mi sento in dovere di fare i miei complimenti al sindaco che, pur non rinnegando nulla dell'eredità ricevuta, con eleganza e anche fermezza ha lasciato chiaramente intendere la sua intenzione di andare oltre il modello ereditato.
Arena ha certamente letto Giovanni di Salisbury che, nel suo Metalogicon, attribuisce a Bernardo di Chartres quanto segue: "Siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l'altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portatiin alto dalla statura dei giganti". Mettendo in crisi il concetto stesso di "auctoritas", non più esempio da seguire passivamente ma base da cui far partire lapropria ricerca, il fondatore dell'umanismo chartrense affermava che l'uomo non deve rimanere immobile ma progredire: nel farlo, più che demolire per ricostruire, deve aggiungere il proprio contributo al già costruito. Ed è proprio questo ciò che si propone Arena.
Lo stesso dovere, in senso opposto, mi sento di assolvere stigmatizzando l'intervistatore: troppo pieno di sé, ha esordito da primadonna con una serie di considerazioni che, a parte la loro spropositata lunghezza e inadattabilità ai tempi e al ruolo di intervistatore (che è ben diverso, nella forma e nella sostanza, da quello di relatore), erano assolutamente fuori tema oltre che, sotto certi aspetti, ingiustificate e parzialmente erronee.
Comunque sia, bene o mele si è arrivati al clou della serata. Non soffermandomi a riferire quanto detto da Scopelliti, che può essere facilmente rintracciato nei resoconti giornalistici, voglio in questa sede sottolineare che, pur prescindendo dalla più o meno ampia condivisione dei contenuti, è assolutamente da condividere e apprezzare la forma in cui questi sono stati espressi. Quello di domenica sera, anche se l'uomo appariva un po' stanco, è apparso come un politico combattivo e volitivo, che sinceramente ama la sua città, che non ha affatto dimenticato la sua esperienza di sindaco dopo l'ascesa ai vertici regionali, che è disposto a continuare a spendersi per il maggiore interesse cittadino pur non trascurando quello regionale.
Parlando delle beghe giudiziarie dei consiglieri regionali e comunali, della spinosa ed eticamente controversa Questione Fallara, della Commissione Ministeriale, del subìto pesante intervento mediatico e, naturalmente, del Modello Reggio (termine coniato da Gianfranco Fini e non dal nostro già sindaco), non si è visto - neanche se per un solo attimo - Scopelliti cedere a qualche dubbio, mai lo si è visto tentennare su di un argomento: ha rivendicato come sue precise scelte, riaffermandone a distanza di anni la bontà, anche quelle inerenti alcuni aspetti non completamente condividibili del Modello Reggio (come la passeggiata con Lele Mora e Valeria Marini).
Concludendo, penso che ragionevolmente si possano fare due considerazioni: Scopelliti è sembrato un politico sicuro e determinato oltre che sincero e innamorato della sua città; il Modello Reggio non va archiviato né tantomeno distrutto: va solo rivisitato e aggiornato ai tempi, ripulito di qualche ingenuità e riproposto nella maggiore ottica dell'Area Metropolitana dello Stretto.