Quando dico che "l'ottimismo è un dovere" non dico solo che il futuro è aperto ma che noi tutti lo configuriamo attraverso quello che facciamo: noi tutti siamo corresponsabili di quello che sarà».
La citazione è di Karl Popper: in questa difficile congiuntura locale e nazionale, alla vigilia del responso della Commissione, è nelle sue parole che noi reggini dovremmo trovare la forza di ricompattarci al di sopra e al di fuori delle becere contrapposizioni di gruppi e gruppuscoli. Il "dovere dell'ottimismo" è una componente ineludibile della personalità libera dell'uomo che pensa e produce: quasi una condizione esistenziale, questo dovere di vedere il bicchiere mezzo pieno, laddove i servi della banalità e dell'ignoranza lo vedono mezzo vuoto, è il presupposto per la costruzione di un'identità cittadina forte e coesa.
Il problema identitario, infatti, non è solo una riflessione culturale senza ricadute pratiche e concrete. Se il percorso formativo porta alla costruzione di un'identità debole, si fa ciò che gli altri si augurano - nel loro interesse - che noi si faccia e ci si comporta per come gli altri pensano che noi si sia. Al contrario, in presenza di un costrutto identitario solido e coerente, il futuro non dipende dagli altri ma esclusivamente da noi ovvero dal modo in cui, sulla scorta del nostro vissuto e della nostra cultura, noi vediamo il mondo e lo valutiamo.
È in questo che io vedo l'essenza della nostra "libertà": sapere chi siamo ci fa scegliere, ci fa superare le difficoltà, ci spinge a recuperare quanto di buono è stato fin ora prodotto e correggere gli errori che in passato sono stati fatti. Non è necessario fare tabula rasa di tutto quanto è stato fin ora fatto, occorre scegliere: mantenendo il positivo, rigettando quelle che sono state deviazioni personali che poco devono influire sul giudizio complessivo.
Occorre essere ottimisti, quindi: qualunque sarà l'esito della relazione prodotta dalla Commissione, Reggio non potrà morire per colpa di ben identificabili malfattori. Non solo loro l'anima della città, non sono loro quelli che la rappresentano, e non dovranno mai essere loro a governarla, più o meno occultamente.
Noi, che siamo reggini, se possediamo il concetto di "libertà", dobbiamo essere ottimisti sul nostro futuro e su quello della nostra città: che è nelle nostre mani e di cui tutti noi siamo responsabili.
All'indomani dell'approvazione del consuntivo 2010 da parte del Consiglio Comunale, con buona maggioranza nonostante la defezione del centro clericale e qualche malessere di figuranti e comparse, pur nell'ultimo giorno utile dato dalla Corte dei Conti per scongiurare il dissesto, il sindaco Arena può finalmente considerarsi libero dalla pesante eredità di errori personali e di distorte valutazioni ambientali per proiettarsi nella rivisitazione del Modello Reggio.
Reggino e sindaco di tutti, Arena sente il dovere dell'ottimismo e di dover andare oltre le critiche strumentali dell'opposizione e quelle interessate di figuranti e comparse di maggioranza. Dalla forte identità reggina, Arena non farà ciò che gli altri si augurano che lui faccia e non si comporterà per come gli altri pensano che lui sia: da uomo libero e doverosamente ottimista è cosciente che, dopo l'approvazione del consuntivo 2010, la responsabilità del futuro della città sarà solo sua.