Ragionando in questa ottica, ci si pone una domanda: Il plurale di provincia si scrive "provincie", come si legge nella nostra Carta Costituzionale, o invece "province", come la prassi corrente ci suggerisce?
Cosa recita oggi la regola grammaticale? Si è artificiosamente stabilito che il plurale delle parole che si concludono con "cia" e "gia" mantengano la "i" solo se "c" e "g" sono precedute da una vocale e la perdano se queste sono precedute da una consonante. Esempi: camicia, la cui "c" è preceduta da una vocale, al plurale fa camicie e non camice; mentre faccia, la cui "c" è preceduta da una consonante, fa facce e non faccie.
Secondo questa regola, Provincia, la cui "c" è preceduta dalla consonante "n", al plurale dovrebbe fare province.
Una regola arbitraria e tutto sommato inutile perché, se la regola serve a rendere intellegibile il termine, mentre al singolare la presenza o meno della "i" può a volte essere indispensabile a indicare un suono palatale (esempio classico quello di ciliegia/ciliega) al plurale la presenza o meno della "i" non cambia la pronuncia.
Ai tempi della redazione della nostra Costituzione ancora non era stata formalizzata la regola ortografica di cui sopra e, pertanto,si privilegiava l'etimo.
Provincia è una voce latina che nell'antichità, non avendo il latino né la "v" né i suoni palatali, era composta di quattro sillabe e si pronunciava "pro'winkia" (al plurale "pro'winkiae") con la "i" dal suono ben chiaro e distinto. Nel redigere la nostra Costituzione, si è preferito mantenere la "i" nonostante che il lemma nella lingua parlata si fosse ristretto a tre sole sillabe perdendo la sonorità della "i".
In medio stat virtus: mantenere il criterio etimologico per le parole dotte, ovvero di provenienza greca o latina, mantenendo la "i" al plurale; eliminare la "i" nei plurali delle parole di origine popolare.
Questa soluzione non piace però ai media, che spesso scrivono il plurale di Provincia così come si pronuncia: certamente non sbagliando ma contribuendo a quella progressiva semplificazione del linguaggio tanto cara all'homo banalis.