Il periodo di studi universitari di riferimento è il decennio degli anni Settanta; l'Ateneo è quello di Messina con la sua Facoltà di Medicina: ne deriva che i personaggi-tipo che vengono di seguito descritti presumibilmente oggi potrebbero occupare posizioni apicali nella sanità calabrese.
1) Il medico ‘ndranghetista. C'è stato un periodo in cui - un po' sull'esempio delle rivendicazioni del movimento studentesco del Sessantotto e di quegli esami politici in cui non si effettuava valutazione sullo stato della preparazione degli esaminandi - non era un caso eccezionale o isolato che uno studente intimidisse il professore presentandosi all'esame con una pistola alla cintola.
2) Il medico sessantottino. La laurea come un diritto derivante dall'impegno politico, e non come il risultato dell'impegno a studiare, è stata un'idea che ha contaminato non solo l'ambiente studentesco ma anche a volte quello accademico: con by-pass e scorciatoie nei piani di studio sono stati agevolati un non piccolo numero di post-katanghesi e loro accoliti.
3) Il medico borghese-mafioso. Certi modi di essere e di pensare si ciucciano in famiglia con i primi biberon: che preparazione e impegno ed etica professionale può avere un medico i cui studi universitari sono stati fatti a via di spinte, i cui relativi esami sono stati superati per raccomandazioni, i cui concorsi sono stati vinti per opera e virtù dello Spirito Santo?
4) Il medico secchione. Categoria moralmente meno colpevole ma egualmente dannosa. Gli studi di medicina, per poter divenire un buon Medico - mi si scusi la M - presuppongono, oltre a una preparazione che non può essere solo scolastica e libresca, una sorta di "predisposizione" che, citando il don Abbondio di Manzoni quando parla del coraggio "uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare ".
5) Il medico ragioniere. Frutto di un plateale equivoco interpretativo del messaggio di Don Milani, l'apertura della facoltà di medicina - allora non ancora a numero chiuso - a chiunque provenisse da una qualunque delle scuole superiori e senza nessun corso di azzeramento, ha prodotto, oltre a una miriade di abbandoni, una percentuale intollerabile di laureati con miserrime votazioni e senza una sufficiente struttura culturale basale.
6) Il medico assenteista. Chi bigiava da giovane ha continuato a farlo da adulto. In alcuni settori della medicina territoriale, ma anche di quella ospedaliera, capita a volte che in orario di lavoro gli ambulatori siano tristemente vuoti di medici oltre che di pazienti. Pur concedendo a questi la migliore buona fede, il fatto che gli ambulatori siano vuoti la dice lunga sulla qualità o sull'opportunità di quella determinata offerta sanitaria.
7) Il medico che "si cacciau puru u lettinu". Erede di una generazione di medici di famiglia che, negli anni Cinquanta e Sessanta, hanno costruito per se e i propri familiari una solidissima posizione economica, e a volte anche politica, quasi esclusivamente scrivendo ricette, il medico di base che non visita è stato icasticamente così descritto da suoi pazienti perché dal suo ambulatorio ha fatto scomparire, come arredo inutile, il lettino per visita medica.
8) Il medico minus habens. Si, c'è anche lui, il "cretino sanitario", un Forrest Gump ante litteram capace di superare tutti gli ostacoli con la forza della sua ingenua idiozia, beneficato da tutti per il disarmante lindore di spirito e la imbarazzante trasparenza emotiva. Un'ottima persona, un buono d'animo, un "buon uomo" diremmo, che, con la "saggezza" dell'età e la complicità della coatta ripetizione di mansioni e attività, è divenuto capace di dissimulare la sua leggera debolezza mentale.
9) Il medico politico. La politica, se si vuol fare con un minimo di serietà, è una brutta bestia: non ti lascia spazi per la famiglia e gli hobby; ma nemmeno per il lavoro che, si ci si ostina a praticare, non lo si potrà fare in termini qualitativi comunemente accettabili. Chi sceglie di dedicarsi alla cura del bene comune, dovrebbe concedersi un periodo sabbatico sufficientemente lungo: ma così non è, perché allontanarsi dal lavoro è perdita di contatti e, quindi, di potere.
10) Il medico di troppo. Uno scherzoso detto in latino della scuola salernitana di medicina, una delle più antiche del bacino mediterraneo, così recita: multitudo medici, mors certa est (quando vi sono troppi medici al capezzale del malato, la sua morte è sicura). La certa morte della medicina calabrese, in sintesi finale, è dovuta anche al fatto che al suo capezzale vi sono fin troppi medici.