pubblicato su Strill.it e su Diario Reggino, il blog cittadino della Fondazione Mediterranea.
In risposta a un mio invito a Reggio per tenere una conferenza del ciclo Lezioni Reggine, focalizzata sulla necessità dell'integrazione dei saperi e della loro libertà, mi ha scritto parole stimolanti che certamente contribuiranno a far sì che la determinazione alla libera espressione del proprio pensiero, pur non pagando, è comunque l'unica strada che l'uomo libero può seguire.
Riporto un significativo brano della lettera.
La ringrazio per il gentile messaggio, l'invito e ... il "necrologio"! Non posso dirle quanto il suo messaggio - e, con mia sorpresa, le decine che arrivano in redazione - ci sia di consolazione in questo momento tutto sommato difficile. Ci sentiamo, tutti noi della piccola redazione, meno inutili e meno soli. Se le dicessi anche solo delle nostre vicende con la sciagurata commissione che eroga i pochi euro per le riviste culturali (ne parlo brevemente nel mio editoriale di giugno) capirebbe cosa intendo dire. La nostra totale libertà e indipendenza, il mio assoluto non protagonismo, e il non aver mai cercato la complicità delle varie caste in cui si articola l'attività culturale in Italia ha creato una sorda ostilità nei nostri confronti. Vien proprio da dire che lo schiavo non odia mai il suo padrone quanto odia l'uomo libero.
"Lo schiavo non odia mai il suo padrone quanto odia l'uomo libero": la storia dell'uomo e del suo pensiero, o la storia tout court, raccolta in una frase buttata lì, senza alcuna ricerca di effetto scenico, in una lettera informale. Una frase che conclude l'amara riflessione sul peso che l'uomo libero si strascina sulle spalle, quello della libertà di espressione, fonte di invidie e inimicizie, di frustrazioni e dolenti epifanie.
Eppure è questo peso, che ostacola la sua azione e che lo rende a volte goffo nei movimenti in una società di agili volponi, che rende leggero il pensiero dell'uomo libero: più è insicuro e difficile e doloroso il suo cammino sociale, che rifugge da quei favoritismi che presuppongono la perdita della propria libertà, più si innalza libera e incondizionata la sua voce.
Nel Meridione, tanto lontano dalla felpata atmosfera di Oxford, si può essere altrettanto decisi nel difendere la propria libertà? Quando si ha a che fare con il futuro dei propri figli, si ha il diritto di non voler essere condizionabili? Chi l'ha fatto ne ha subito le conseguenze: ma che soddisfazione!
Nel Meridione è possibile ipotizzare, oltre a liberi cittadini, anche un'intera città libera? Una città libera: dalla politica di basso profilo, dalla cattiva amministrazione, dai do ut des, dall'imprenditoria parassita, dalla cultura asservita, dalla chiesa curiale, dal sindacato prono e servile, dalle mamme che sognano un futuro di escort per le proprie figlie, dai padri imbelli e teledipendenti, da junk food e bambini obesi, dai professionisti del volontariato, dai consultori inaffidabili, dalla "sanità deviata", ecc.
È possibile? Certamente è possibile crederci.