che condannerà per sempre una zona, le cui ambizioni turistiche sono ormai da tempo compromesse, a rimanere prigioniera del proprio passato segnato dalla miopia e dalla malafede della politica.
Acclarato ormai, come avevamo in tempi non sospetti anticipato, che le promesse del governo regionale calabrese circa i finanziamenti per la ristrutturare dell'area non erano altro che bugie, oggi la situazione è la seguente: da un lato, un mortificante degrado senza proposte solutive; dall'altro, un progetto che garantirebbe occupazione e benessere.
Costi sociali da pagare? Nessuno ti regala nulla: occorre solo valutare i costi e i benefici.
Dato che: 1) le tecnologie cui si farà capo sono quelle già largamente utilizzate nelle centrali di ultima generazione denominate "a carbone pulito", che prevedono un ciclo produttivo a pressione negativa che eliminerà il problema delle polveri sottili, quindi dell'inquinamento dei territori limitrofi; 2) le emissioni di biossido di carbonio non sono assolutamente tossiche per il sistema territoriale locale ma incidono solo a livello globale sommandosi alle altre emissioni; 3) comunque la centrale è provvista della tecnologia adatta per il sequestro della CO2, da adottare quando sarà resa obbligatoria dalla UE. Il costo da pagare sarà solo in immagine e in perdita di valore commerciale per gli immobili limitrofi, la qual cosa comunque è tutta da verificare per l'impulso al mercato immobiliare che si potrebbe verificare.
Il fronte del no, variegato e molteplice, è costituito essenzialmente: a) dagli integralisti dell'ambiente; b) dai politici che ne cavalcano l'onda; c) dai creduloni in buona fede. Manca a questo fronte l'uomo di scienza e il suo pensiero razionale.
Non una sola opinione scientifica qualificata si è levata contro la centrale di Saline; non una sola commissione tecnica è stata istituita per la valutazione dei i parametri in base ai quali definire l'orientamento amministrativo; non un solo politico di spicco si è sentito ammettere che le polveri sottili, in un sistema produttivo a pressione negativa, non sono un problema; non un solo ambientalista si ascoltato ammettere che il biossido di carbonio non è tossico ma è un prodotto fisiologico del metabolismo umano; nessuno si è sentito affermare che, in un paese che si vuole definire civile, le leggi vanno rispettate e che, se un'impresa rispetta le leggi dello stato, non può trovare ostacoli impropri sul proprio percorso.
Insomma, la quasi unanime levata di scudi contro il Progetto Sei appare come una tendenza autolesionista della comunità locale che è giustificabile solo con un profondo sonno della ragione.