Strana coincidenza è stata che alla Pinacoteca Civica di Reggio sia stata esposta la copia del gruppo marmoreo Laocoonte (9 aprile 2009) quasi all’indomani dell’anticipo di campagna elettorale del governatore Loiero rappresentato dall’annuncio (2 aprile 2009) della firma del protocollo d’intesa per il posizionamento in Saline di parte delle filiera fotovoltaica calabrese.
Ritrovato presso l’antico Seminario Arcivescovile e fin oggi conservato presso il Museo Nazionale, il Laocoonte reggino, copia dell’originale ritrovato del 1506 nelle vicinanze della Domus Aurea di Nerone e sistemato dal papa Giulio II nel Giardino del Belvedere che ora fa parte dei Musei vaticani, col suo grido di dolore e disperazione sarà di monito ai reggini.
“Timeo Danaos et dona ferentes” (“Temo i Greci anche quando portano doni”): le parole messe sulla bocca di Laocoonte da Virgilio, al verso 49 nel secondo libro dell’Eneide, prima di venir stritolato dai serpenti marini inviati da Atena, finalizzate a non fare portare dentro le mura di Troia quell’enorme cavallo di legno lasciato dai Greci sulla spiaggia, saranno il punto di riferimento dei reggini per resistere alle lusinghe di un potere regionale che, lontano ed ostile, si presenterà comunque carico di doni e promesse.
Chi si ricorda più di Abramo e della sua campagna elettorale per il governatorato della Calabria? Chi si ricorda di come tentò di persuadere i reggini a orientare il voto verso di lui? “Se sarò eletto Governatore, Reggio sarà anche la mia città: perché io vedo la Calabria come un’unica città di due milioni di abitanti”. Parole, promesse, lusinghe: vuotaggini prive di senso per la Calabria “espressione geografica” e per Reggio con la sua ”identità insulare”.
Come parole, solo parole, sono oggi quelle di Loiero quando, affossate ipotesi di sviluppo serie e concrete per Saline, promette soldi per il porto, che non arriveranno mai, e filiere fotovoltaiche che, se si realizzeranno, saranno certamente allocate nel Crotonese e nel Lametino e non certo nella nostra Provincia (fatto deducibile da una lettura non superficiale del citato protocollo d’intesa).
Il Laocoonte reggino, dal 9 aprile stabilmente allocato nella nostra pinacoteca, continui quindi a essere di monito: occorre temere la cricca del potere regionale, di qualsiasi estrazione politica sia, anche se non soprattutto quando si mostra portatrice di doni. L’espressione “Timeo Danaos et dona ferentes” dovrà essere l’icona della nostra libertà, della libertà di Reggio di poter finalmente percorrere, da città metropolitana, un utile tragitto di autonomia dall’opprimente cappa della politica regionale.