Virgilio nel secondo canto dell'Eneide, al verso 49, mette in bocca a Laocoonte queste parole: "Timeo Danaos et dona ferentes" ("Temo i Greci anche quando portano doni"). Il mito di racconta che Laocoonte, figlio di Antenore, era sacerdote di Apollo a Troia e, convinto che si fosse ordito un inganno, col suo dire "Timeo Danaos et dona ferentes" tentava di convincere i Troiani a non introdurre in città quell'enorme cavallo di legno che i Greci avevano lasciato sulla spiaggia fingendo di ritirarsi. Ci stava riuscendo quando Atena, protettrice dei Greci, fece uscire dalle acque del mare due grossi serpenti che avvinghiarono Laocoonte e i suoi figli stritolandoli. I Troiani, perso lo spirito scettico, introdussero in città il dono dei Greci e ... si sa come andò a finire.
Il "greco" Loiero ci prova e ancora una volta tenta di sedurre i reggini con promesse che sa già di non poter mantenere: ingaggia i suoi ascari alla ricerca di un'Atena che gli tolga di mezzo i locali Laocoonti, pone il suo fotovoltaico Cavallo di Troia in bella evidenza sulla spiaggia di Saline, aspetta che i reggini lo traggano dentro le loro mura e che festeggino i promessi 1000 posti di lavoro. Solo a quel punto Loiero mostrerà il suo vero volto e, fatti uscire dal ventre equino tutti i suoi livori, farà strame delle nostre speranze, dei nostri sogni, delle nostre illusioni: e a Saline rimarrà il deserto delle idee e la miseria degli uomini.