Quella di Peppe Caridi, a proposito del bluff della cosiddetta “metropolitana del mare” sullo Stretto, probabilmente è destinata a rimanere, comunque in buona compagnia, una classica “vox clamans in deserto”. Voce inascoltata del cittadino-suddito costretto a subire sulla sua pelle le insensatezze di un potere lontano e inattingibile: si fa e si disfa sullo Stretto senza un piano strategico coerente e compiuto, senza una visione d’insieme che tracci le linee-guida di una progettualità mirata, senza tenere conto delle reali e concrete esigenze dei pendolari, senza conoscere nei dettagli il sostrato su cui si va a incidere, senza utilizzare studi e ricerche ed esperienze già maturate.
La cosa più facile e semplice da fare era quella di stanziare una cifra e di darla in pasto al mercato: la qual cosa è stata puntualmente fatta. Oscar Wilde diceva che c’è sempre una via facile e semplice per risolvere i problemi: quella sbagliata. Wilde avrebbe avuto ragione anche in questo caso: in cui si usa, impropriamente e arbitrariamente se non addirittura illegittimamente, il termine di “metropolitana del mare”.
Il termine, infatti, può essere usato (attuando comunque una forzatura giuridico-lessicale) solo se il servizio di trasporto sullo Stretto assume determinate caratteristiche:
1) di tipo misto, ovvero terrestre e marittimo; 1a) integrato, con terminali a ridosso degli imbarchi; 1b) coordinato, negli orari di terra e di mare;
2) che si avvale di tutti i vettori, pubblici o privati, che operano sullo Stretto e sui territori metropolitani; 2) i quali sono convenzionati col gestore e ne accettano l’integrazione tariffaria;
3) con elevata frequenza delle corse, il cui intervallo nei momenti di punta non deve superare la mezzora; 3a) estensione oraria di queste su almeno 18 giornaliere;
4) fruibile con un biglietto unico, che sia valido oltre che per l’attraversamento dello Stretto anche sulle reti di trasporto urbano delle città che vi si affacciano; 4a) dal prezzo calmierato; 4b) a tempo, con possibilità di abbonamenti giornalieri, mensili o stagionali; 4c) riconosciuto da tutti i vettori convenzionati.
Sono queste le caratteristiche, ineludibili sia dal punto di vista giuridico che normativo, affinché un servizio di trasporto passeggeri sullo Stretto possa definirsi come “metropolitana del mare”. (Uno studio sull'argomento è stato prodotto da Domenico Gattuso, ordinario di Trasporti alla Mediterranea, e da Giuseppe Vermiglio, ordinario di Diritto delle navigazione all'Università di Messina. Presentato il 10 giugno del 2006 in Messina e pubblicato dalla Fondazione Mediterranea, il suo pdf può essere scaricato dal sito www.fondazionemediterranea.eu).
La vox clamans di Peppe Caridi, quindi, c’è andata fin troppo cauta parlando di bluff. Siamo forse in presenza di una classica operazione all’italiana, di quelle che purtroppo nel Meridione abbiamo già visto più volte:
una società viene messa su ad hoc per sfruttare il finanziamento pubblico e, lasciate pressoché inalterate le caratteristiche del servizio, alla fine dei tre anni andrà via con un valigione pieno di soldi.