Parlare di governance di una città metropolitana non significa solo elencare quanto disposto dalla legge istitutiva delle stesse: sarebbe un'operazione che, pur utile, avrebbe poca incidenza e tutto sommato rischierebbe di essere ricordata come un semplice ripasso esplicativo. Questa considerazione vala ancor di più se si parla della nostra città metropolitana, che ha caratteristiche peculiari che la differenziano sostanzialmente dalle altre 9 continentali (otto - Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli, Bari - più Roma Capitale) e dalle 3 insulari (Catania, Palermo, Cagliari), non calcolando Messina - destinata ad avere in futuro in comune alla nostra verso un'unica città o un consorzio di città metropolitane dello Stretto.
Il nostro territorio provinciale - che da ieri possiamo già definire ex -, infatti, non è per nulla coeso e coerente come quello delle altre C. M. ed ha una dismogeineità orostrutturale e socioantropologica che sotto questo aspetto l'avvicina, guarda caso, solo a quello di Messina. Quest'ultima, tanto per chiarire, con l'entrata a regime della legge regionale siciliana sull'abolizione delle Provincie e sull'istituzione dei Consorzi Comunali, perderà quasi sicuramente il Taorminese e la sua fascia costiera tirrenica più occidentale oltre, naturalmente, alle Isole Eolie.
Tornando a noi, è di palmare evidenza che la nostra città metropolitana - dal territorio poco infrastrutturato e troppo vasto (basti solo pensare che è una decina di volte superiore a quella della C. M. di Napoli) - sarà costituita da un nucleo tirrenico meridionale da Bagnara a Villa e Reggio che si prolungherà sulla zona ionica fino a Melito e da altri due nuclei, uno sulla Piana e uno nella Locride.
Da questo assetto policentrico deriverà la necessità di studiare forme di governance che, pur nei imiti dei paletti imposti dalla legge, tengano conto della diversità strutturale ed economica dei diversi poli, che avranno bisogno di politiche territoriali differenziate se pur sinergiche.
Al tutto, sulla base della possibile implosione della Provincia messinese, si potrebbe aggiungere il quarto polo insulare, in grado di far acquisire al tutta la zona un respiro decisamente più ampio. Inoltre, a dare ascolto agli umori del Vibonese, non è peregrina l'idea - peraltro già avanzata dalla Fondazione Mediterranea (che viaggia sempre con qualche anno di anticiopo sugli eventi) nel corso di un convegno ad hoc organizzatio nel dicembre del 2012 - che la fascia costiera che da Nicotera tramite Tropea e Vibo Marina arriva a Pizzo, avendo palesi interessi in comune con l'Area dello Stretto e malsopportando il giogo catanzarese, dopo l'abolizione dell'Ente Provincia opti di aderire all'area metropolitana di Reggio.
Come si vede, parlare di governance delle città metropolitana di Reggio Calabria non è solo spiegare cosa dice la legge: ed è su questo territorio inconosciuto più che inesporato che il Tink Tank Città Metropolitana, associazione dei Club Service dell'Area dello Stretto coordinata dalla Fondazione Mediterranea, sta continuando il suo percorso.