Altra domanda. Ha ragione la cittadinanza reggina a lamentarsi del balzello? Anche questa è una domanda retorica, perché è di palmare evidenza la sproporzione dell'imposta: a fronte di una necessaria entrata di 28 mln di euro, sì che si possa coprire la spesa per l'elargizione dei servizi per come disposto dal Governo Monti, ne vengono richiesti ben 37. A cosa servono i 9 mln eccedenti? È questa la vera domanda, assolutamente non retorica, che si deve porre al Commissario.
Essendo illegittimo che questa somma venga utilizzata dai Commissari per sanare parte del deficit, l'unica possibile risposta è che venga usata, nello stesso settore di bilancio, per coprire minori entrate dovute all'evasione contributiva. Doppiamente iniqua, quindi, è l'imposta per chi è destinato a sostenerla: non è commisurata alla capacità contributiva, come previsto dall'art. 14 della legge; fa ricadere sulle spalle del contribuente onesto l'onere dell'altrui evasione.
In ogni caso, cosa c'entra Scopelliti con l'incremento della Tares di cui a ragione si lamentano i reggini? Assolutamente nulla. Aumenti analoghi si sono registrati in altre città che non hanno il deficit reggino e, d'altronde, sarebbe illegittima un'operazione che prevedesse l'uso delle entrate derivanti dalla Teres per sanare porzioni di bilancio che non abbiano relazione con i servizi cui si riferisce l'imposta.
Eppure l'eccessiva personalizzazione della politica ha fatto tracimare ben oltre il lecito il tono dello scontro ed ha trasformato l'antagonista da avversario politico a nemico da abbattere: Scopelliti, a prescindere dai suoi meriti e demeriti, da indiscusso autore e protagonista della felice Estate Reggina è divenuto l'unico responsabile di un sogno infranto. Sobillare la piazza è un modo populistico di lotta politica assolutamente inaccettabile in una moderna dialettica democratica: eppure è proprio ciò che sta accadendo a Reggio.