Caro lettore, hai mai provato a immaginare la tua Città non più vassalla di interessi a lei lontani e a volte contrapposti, ovvero libera di operare scelte non condizionabili da oscure trame di potere o da veti politici incrociati? Hai mai pensato a quante compresse e fin ora nascoste energie si potrebbero liberare per il semplice fatto d’essere autonomi nel decidere il proprio destino, sia nel bene che nel male, senza che ci si ponga reciproci ostacoli di fazione? Hai mai ipotizzato di poter instaurare con l’altra sponda dello Stretto un concreto e fruttifero dialogo, basato su condivise radici e quasi comune identità storica oltre che su attuali coincidenti interessi? Hai mai sognato che l’Area dello Stretto divenga una Città Metropolitana che, già centro geografico del Mediterraneo, ne possa anche divenire baricentro culturale e, perché no, anche economico?
Queste immagini e pensieri e ipotesi e sogni, che si scorgono specularmente presenti anche nella dirimpettaia Messina, si è convinti che quotidianamente ti affiorano alla mente: quando leggi, se la leggi, la cronaca politica fatta a volte di inconcludenti risse su questioni a noi lontane; quando pensi al non ottimale utilizzo dei finanziamenti comunitari e ai contemporanei sprechi di pubbliche risorse; quando percepisci che il respiro internazionale/mediterraneo della tua area metropolitana, l’unica in Calabria che così possa essere definita, e le sue enormi potenzialità di sviluppo, vengono diuturnamente mortificate; quando senti opprimente la cappa dell’inefficienza burocratica; quando osservi un becero provincialismo tarpare le ali della tua immaginazione. Caro lettore, che leggi e pensi e percepisci e senti e osservi, a questo punto ti chiederai del perché di un simile incipit: dove si vuole arrivare; qual è lo scopo? Premesso che di attenzione sui variegati aspetti delle dinamiche politiche reggine ve ne è più che a sufficienza (troppa e con troppo modesti risultati? – ma questo è un altro problema); posto che il vero maggiore interesse della Città, oggi come oggi, è quello di riscoprire le proprie radici, che non possiamo certo definire solo occidentali, e di potersi autonomamente sviluppare in una tollerante e solidale “società aperta” mediterranea; Reggio, se svincolata da tarpanti legami, da “città libera” inserita in un ampio contesto metropolitano, avrebbe tutti i numeri per poter divenire un vero autonomo baricentro culturale ed economico delle popolazioni che si affacciano sul Mare Nostrum: in essa, non più città di frontiera bensì cerniera tra l’opulenta Europa cristiana e il Mediterraneo islamico, i cittadini, “emancipati attraverso la conoscenza” secondo l’illuministico insegnamento del Pestalozzi, avrebbero illimitate opportunità di crescita, sia umana che sociale. Un’utopia? Certamente! Ma che importa: per dare battaglia non è indispensabile pensare di avere la vittoria già in tasca, a volte è bene andare alla guerra anche solo perché la si ritiene giusta. D’altronde, pur non riuscendo a combinar nulla, ci si potrebbe sempre consolare con le parole che Miguel de Cervantes pone in bocca al suo Don Chisciotte: “La derrota es el blasòn del alma bien nacida” (La sconfitta è il blasone dell’animo nobile). Ed ecco che dall’animo di un manipolo di reggini, nobile sì ma non certo smanioso di fregiarsi del blasone della sconfitta, desiderosi di riversare in attività di pubblica utilità il proprio patrimonio di conoscenze ed esperienze, nasce l’idea di un’Associazione che, aggettivata come Mediterranea, si identifica col nome originario greco della nostra città, Rhegion nella translitterazione latina.SEGUE nel volumetto "La Fondazione Mediterranea": si può scaricabile in pdf da sito www.fondazionemediterranea.eu e/o richiedere in versione cartacea comunicando il proprio nome e indirizzo postale a segreteria@fondazionemediterranea.eu