anche nella nostra città e in Calabria: una forza nuova, liberale e moderata, laica e pragmatica, potenzialmente in grado di creare anche in Italia una destra non più ostaggio di una certa politica populista e demagogica.
Era un progetto elitario dal punto di vista intellettuale, volendo contemperare in un unico disegno politico le istanze liberali con quelle moderatamente progressiste, l'animo religioso delle destra tradizionale italiana con l'impronta laica di quella europea, il rifiuto del berlusconismo come ideologia con la determinazione a non cadere nel fatale abbraccio dell'opposizione. Un'operazione validissima dal punto di vista ideologico ma purtroppo con poche possibilità di realizzarsi al di fuori di un'ottica terzo polista: la qual cosa avrebbe comportato il sacrificio del suo animo laico sull'altare dell'alleanza con i papalini del centro.
Personalmente avevo creduto nel progetto Fli e, pur non rinnegando la mia sostanziale fiducia verso la politica portata avanti fino a quel momento da Scopelliti, mi ero fatto tentare dall'avventura più per curiosità intellettuale che per finalità politiche.
Mi intrigava soprattutto l'apertura di Fini alle tematiche bioetiche, notoriamente rifiutate dalla destra berlusconiana e da quella ex aennina, e la possibilità che nel dibattito politico potesse finalmente affacciarsi il tema della tutela di quei diritti che non erano stati presi in considerazione dalle formazioni politiche ostaggio del Vaticano. L'idea di poter finalmente parlare di testamento biologico, di autodeterminazione del paziente, di rifiuto terapeutico, di suicidio assistito ed eutanasia, mi aveva spinto fin quasi ad abbracciare un movimento nel cui dna coesistevano il rispetto delle regole con la consapevolezza della loro a volte intollerabile ingiustizia.
Annusata l'aria, mi resi ben presto conto dell'errore che stavo facendo e dell'impossibilità di aderire a questo come ad altri movimenti politici, tutti accomunati da un'ideologia di facciata dietro cui camuffare interessi partigiani. Ritornai, pertanto, nella dorata solitudine del gruppo di amici un po' fuori dal mondo con i quali poter continuare a discettare senza altro obiettivo che di crescere intellettualmente e produrre idee per se e per gli altri.
I fatti politici regionali e cittadini di quest'ultimo mese stanno confermando le mie intuizioni: progressive lesioni all'interno del Fli lo stanno sempre più ridimensionando a un ruolo ininfluente. Spaccature in parte dovute a inelasticità caratteriali e dogmatismi intellettuali, in parte a non più trattenute spinte autonomiste e velleità dirigenziali, in parte ancora a incoercibili pulsioni ad apparire e, se possibile, divenire leader e referenti in grado di poter personalmente contrattare un riavvicinamento con le posizioni del governatore Scopelliti.
Le frequentazioni giovanili non si dimenticano mai e, pur su diversi fronti, un particolare feeling ha sempre legato Scopelliti a Fini e, soprattutto, a Bocchino, del cui aiuto e supporto tutta la città si è avvalsa nel 2009 in occasione dell'attribuzione del titolo di Città Metropolitana. Una cittadinanza onoraria, come quella ricevuta da Bocchino, non è poca cosa: ma in politica tre anni sono un secolo e tutto si dimentica quando si vive nel presente. Quello che non si dimentica, invece, è l'amicizia: che rimane e con la quale si possono intrattenere rapporti in grado anche di ricucire ferite politiche.
Ridottosi a ciò che sono tutti gli altri partiti politici, Fli non è più quella sirena al cui richiamo ero stato sul punto di sacrificare in parte la mia libertà di pensiero: umiliata la sua originaria vocazione laica, ridimensionata fortemente l'impronta liberale, avvilito il suo animo moderatamente riformista, dimenticata la battaglia sui diritti dei malati terminali, Fli non è più che un partito tra gli altri e, come tale, ben poco ormai mi interessa.