L'appello dev'essere accolto e condiviso e amplificato nella sua essenza dalla cosiddetta Società Civile reggina che, non immune da colpe, non può essere considerata come "irresponsabile" in relazione a ciò che sta accadendo.
Ma cos'è che succede oggi in questa città, dilaniata da feroci lotte politiche intestine che spaccano trasversalmente i vari agglomerati? È come se si stesse assistendo in diretta alla morte della Politica o meglio alla scomparsa di quella pulsione al bene comune che, comunque la si esprima, pur nel rispetto delle proprie idee e legittimi interessi, dovrebbe essere un patrimonio comune dei nostri rappresentanti a Palazzo San Giorgio.
Scusandomi del rimando all'incipit del celeberrimo racconto di Franz Kafka, "La Metamorfosi", in cui Gregor Samsa al risveglio mattutino si accorge di essersi trasformato in un insetto mostruoso, è come se Reggio, al risveglio da sonni agitati, dopo la Primavera di Falcomatà e l'Estate di Scopelliti, si fosse ritrovata trasformata: povera, sporca, imbruttita, avvelenata, decaduta, incolta, inospitale, rissosa, mafiosa e, soprattutto, incapace di ridisegnare e ripercorrere quel tragitto che l'aveva fatta sognare.
È tutta colpa degli amministratori e dei politici, viene spontaneo affermare, dei loro scandali e personalismi, dei loro miseri interessi e discutibili ambizioni. Facile per la Società Civile lavarsene le mani: ma le soluzioni troppo facili sono quasi sempre sbagliate e, in questo caso, sarebbe un imperdonabile errore.
A 40 anni dai Fatti di Reggio è necessaria un'altra Rivolta: diversa e distante, nei contenuti e negli obiettivi, nelle idee e nello spirito; con attori e scenari non sovrapponibili; ma pur sempre una Rivolta, spontanea e sincera, autentica nelle istanze e finalità, non legata a interessi partigiani ma in linea con il maggiore interesse della città. Una rivolta della Società Civile, di quella a cui piacerebbe anche occuparsi della gestione della res publica: contro chi questa ha occupato manu militari facendo della rappresentanza politica un mezzo per sbarcare il lunario, per promuoversi socialmente, per sistemate se stesso con i propri familiari e accoliti.
Una Rivolta della corporation savante reggina: contro quegli uomini senza retaggi né cultura, senza spessore né ideali, senza riferimenti che non siano quelli dei vertici partitici; contro chi siede a Palazzo San Giorgio senza meriti che non siano quelli di aver raccattato un migliaio di voti con promesse di piccoli favori o con criptici accordi elettorali. Una Rivolta di chi sarebbe disposto a destinare un po' di anni della propria vita, sacrificando lavoro e famiglia, per inseguire il sogno di attualizzare quelle che ritiene essere le potenzialità della sua città: contro chi vive alla giornata e svolge il suo mandato al Palazzo senza progettualità che non sia legata a contingenze quotidiane di bassa amministrazione.
Questa Rivolta potrebbe/dovrebbe essere innescata dalle parole dell'avvocato Luigi Tuccio: parole dure, inaspettate, direi impolitiche (e per questo motivo maggiormente gradite) che, mettendo il dito nella piaga, hanno fotografato una situazione che ormai è divenuta intollerabile.
In questo momento di crisi, generale e ancor più locale, di idee e di ideali oltre che materica, è indispensabile che la maggioranza di Palazzo San Giorgio si ricompatti a sostegno del sindaco Demetrio Arena e che questi, dimostrando di essere Sindaco di tutti, si porga all'ascolto di un'opposizione che dovrebbe responsabilmente operare per il maggiore interesse cittadino.
È chiedere molto? È il minimo che la Società Civile possa chiedere a chi bivacca a Palazzo san Giorgio.