e verso cui saldare il debito con la disponibilità del proprio tempo, usabile da altri associati che necessitano del servizio che il soggetto è in grado di offrire.
Il primo esempio di Banca del Tempo nasce nel 1992, a Parma, per iniziativa della segretaria provinciale della Uil Pensionati; la prima a strutturarsi così come oggi noi la conosciamo è quella costituita dalle donne elette nel Consiglio comunale di Sant'Arcangelo di Romagna guidato da un sindaco donna. Da allora, specialmente al nord, soprattutto per migliorare la qualità della vita delle donne assillate dalle piccole necessità quotidiane, vi è stato un proliferare di iniziative analoghe.
In queste associazioni, luoghi solidali in cui non avviene scambio di merci, si recuperano le abitudini ormai perdute di mutuo aiuto tipiche dei rapporti di buon vicinato ovvero si estende a persone prima sconosciute l'aiuto che abitualmente ci si scambia tra appartenenti alla stessa famiglia o gruppo amicale.
La loro organizzazione è mutuata dalle banche vere: gli scambi si pagano con assegni presi da un libretto in dotazione di ciascun socio; questi è titolare di un proprio conto corrente, sul quale la segreteria della banca segna i crediti (ore date o assegni depositati), sia i debiti (ore ricevute o assegni spesi); non si maturano interessi sui depositi e neppure si pagano quando si va in rosso; vi è l'obbligo del pareggio.
L'elenco degli aiuti che, misurati in ore, possono essere scambiati è suddivisibile in due grandi aree: la prima, prevalente, è composta dalle prestazioni minute che riguardano lo svolgimento della vita quotidiana (lavori domestici, relazioni con uffici, assistenza a bambini e anziani); la seconda, nuova, riguarda lo scambio dei saperi ovvero il baratto delle conoscenze che le singole persone possiedono. Questo secondo tipo di scambio mette sullo stesso piano i saperi già esistenti sul mercato (informatica, lingue straniere) con quelli "fuori mercato", come i saperi delle persone anziane (vecchi mestieri, abilità scomparse) e delle casalinghe di un tempo (ricette, ricami, piccoli lavori di sartoria).
La diffusione delle Banche del Tempo è stata tale che queste sono divenute oggetto di attenzione da parte del legislatore (Legge n. 53 "Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città" - G.U. 8 marzo 2000 - Art. 27 Capo VII "I tempi della città - Banche dei tempi").
In questo trend sociale si sta inserendo l'Associazione Posidonia di Gallico con la creazione di una Banca del Tempo che, potendosi definire come un'evoluzione in senso volontaristico di quella tradizionale prima descritta, se ne distingue nettamente. Infatti, mentre in quelle già attive e che conosciamo è lo scambio della disponibilità di tempo a essere la piattaforma della dinamica associativa, in questa il perno del sodalizio è costituito dal dono: gli associati versano alla Banca del Tempo la propria disponibilità oraria, senza nulla pretendere in cambio, creando un tesoretto cui sarà possibile attingere.
Il "banchiere" dell'Associazione, registrate le disponibilità di tempo offerte dai soci o dai loro familiari, le catalogherà in relazione al tipo di servizio che ciascun socio si ripromette di erogare e dispenserà il tesoretto in relazione alle richieste ricevute.
Fuori dagli usuali schemi assistenzialistici, quella di Posidonia è un'iniziativa altamente positiva e da seguire con particolare attenzione.