come messo in evidenza da Giusva Branca venerdì scorso, è come se fossero state retrocesse in serie B. Questo doloroso declassamento spinge a porgersi alcune provocatorie ancorché semplici domande, introdotte da "precedenti" storici in grado di facilitarne le già intuitive risposte.
Anche se formalmente le prime Universitates nacquero solo nel XIII secolo (a Bologna, a Parigi, ecc.), un loro embrione lo si può riconoscere nell'antica Roma. Nel primo secolo d.C., precisamente sotto l'imperatore Vespasiano, con un finanziamento pubblico di centomila sesterzi vennero istituite le cattedre di retorica greca e romana. Con Marco Aurelio, sempre a spese dell'erario, corsi di retorica e filosofia vennero istituiti anche ad Atene. Di seguito anche Alessandria e altre città del Mediterraneo romano ebbero le loro cattedre. In questo, che potremmo definire come primo esempio di sistema universitario, sono riscontrabili alcune analogie con il mondo universitario contemporaneo.
(1) Il retore greco Filostrato, in "Vita dei sofisti", parla di "cattedra di Roma" per differenziare l'insegnamento di retorica che ivi era impartito da quelli praticati, ad esempio, ad Atene o Alessandria, introducendo una distinzione geografica che diveniva anche un distinguo qualitativo.
Domanda: che peso ha l'appena ventenne Università Mediterranea di Reggio, secondo alcuni parametri definibile superliceo più che università, nel pluricentenario sistema universitario italiano?
(2) Se si osserva che il termine greco corrispondente al latino "cattedre" è "thrònoi", lemma indicante anche i seggi di re e indovini, si intuisce di che rispetto dovessero godere nel Mediterraneo romano i "titolari di cattedra".
Domanda: che carisma hanno i docenti della Mediterranea al suo interno e fuori di essa, ovvero nel territorio di riferimento e nel sistema formativo italiano e internazionale, dato che il suddetto carisma generalmente si misura con la qualità della didattica e lo spessore della ricerca?
(3) Quando Marco Aurelio istituì l'insegnamento superiore ad Atene, creò una cattedra di retorica e ben quattro di filosofia. Non ci è dato di sapere se ciò fu fatto per venire incontro a una reale esuberante domanda di istruzione o se, invece, fu una decisione dettata solo da motivazioni politiche.
Domanda: dato che oggi, quando si moltiplicano gli insegnamenti, il più delle volte non lo si fa per venire incontro a maggiori richieste formative ma per sistemare lecchini e portaborse, la Mediterranea si può ritenere immune da questa piaga?
(4) Il tema della valutazione didattica era particolarmente sentito a Roma, tant'è che in un editto dell'imperatore Gordiano si può leggere che i responsabili della polis potevano rimuovere i docenti qualora non si fossero "dimostrati utili agli studenti".
Domanda: posto che sacche di improduttività sono ampiamente presenti nella Mediterranea, come peraltro in tante altre università, non sarebbe il caso che la città di Reggio legasse l'elargizione di contributi alla sua università alla "dimostrazione della sua utilità per gli studenti"?
L'ultima domanda ne merita un'altra. Pur ammettendo che la valutazione dell'insegnamento universitario è per difficoltà seconda solo alla quadratura del cerchio (non foss'altro perché il sistema universitario italiano, contrariamente a quanto avveniva nell'antica Roma e a quanto parzialmente avviene oggi nel mondo anglosassone, è sostanzialmente autoreferenziale), cosa osta alla realizzazione di un nucleo di valutazione interno della Mediterranea che faccia realmente ciò che deve fare analizzando la sue pecche e proponendo rimedi?