Se è vero quanto è stato riferito sulla stampa (CalabriaOra di domenica 2 novembre) circa i contatti intercorsi tra l’amministrazione comunale di Montebello Ionico e la società petrolifera Api proprio mentre si stava boicottando il Progetto Sei (ma non c’è motivo di dubitarne visto che sulla citata testata vengono riportati ampi stralci di corrispondenza epistolare), la sbandierata trasparenza ambientalista va rivista sotto una diversa angolatura.
Nel dibattito in corso, infatti, pur non condividendole per la loro intransigenza e ritenendole non solo antiquate ma deleterie per il territorio, si sono sempre comunque rispettate come disinteressate e trasparenti le posizioni assunte dai portabandiera del movimento che si oppone al progetto per la costruzione della centrale a carbone pulito di nuova generazione a Saline. Oggi (se è vero che, mentre si prospettava come solo ed esclusivamente turistico il futuro della zona, si apriva a progetti industriali sempre nel settore energetico) questa cristallinità viene offuscata dal dubbio: dietro le determinate e rigide prese di posizione ambientaliste, non vi è stata solo una lecita ancorché ingenua preoccupazione per ipotetici letali inquinamenti, ma anche una non dichiarata attenzione a progetti industriali alternativi, simili a quello della Sei, che con la vocazione turistica di Saline non hanno nulla a che vedere.
Siamo alle solite, quindi: la ciminiera di Saline continua a produrre quel fumo dietro il quale si è nascosta una certa politica che sulla pelle dei reggini ha fatto la sua fortuna; una politica fatta di parole senza senso logico, di vuotaggini senza basi cognitive, di irrazionalismi populistici, di illusorie utopie, di demenziali progetti; una politica fatta di fumo, insomma, dietro il quale si celano interessate concretezze.
Questa politica basa la sua fortuna sul pensiero illogico, fatto di proclami più che dimostrazioni, di perorazioni più che ragionamenti, di ipotesi più che fatti, di sentimenti più che razionalità, di fumisterie più che concretezze. Questa politica disconosce la separazione tra verità e falsità, separazione in cui riconosciamo il primo dei contributi che la logica ha dato al pensiero dell’uomo: per questa politica illogica ogni affermazione vale non tanto per la quantità di verità che ha al suo interno quanto per il modo e la veemenza con la quale viene formulata ed espressa.
Tornando a Saline, per fare veramente gli interessi del territorio occorre leggere, studiare, documentarsi, consultarsi, dibattere e, solo poi, decidere. Questo fin ora non è stato fatto (nessuno tra quelli che hanno deciso ha studiato la documentazione prodotta sulla questione della centrale a carbone) con l’aggravante, conosciuta in questi giorni, che forse non si stava operando con la dovuta sincerità.
Allora, se è di progetti industriali che si deve parlare, abbandonate inattuabili idee turistiche per un territorio purtroppo ormai inguaribilmente leso nella sua integrità e dignità, che si mettano tutti questi sul tappeto e che li si confronti razionalmente per poi assumere decisioni logiche e coerenti.