Costume e Politica

VITALE V. - Giobbe e l’antica via

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Giobbe e l’antica via

 

Enzo Vitale

Giobbe e l’antica via

2002 – 11x16 – pp. 32

Secondo Eric Voegelin, filosofo della politica, a tutti i livelli sociali esistono individui privi di autorità morale: li definisce “gentaglia”. Questo “uomo comune”, sostiene Voegelin, “è un uomo ragionevole finché la società nel suo complesso si mantiene in ordine, ma quando da qualche parte si propaga il disordine, e la società comincia a cedere, diventa un selvaggio che non sa più quello che fa”. L’uomo comune, che con Hannah Arendt potremmo definire “banale”, quando è posto insieme ad altri suoi simili privi di autorità e di morale, si riconosce e si identifica in quell’acefalo “branco” che, sacralizando la violenza, perseguita Giobbe: col sacrificio del capro espiatorio, ristabilendo l’ordine sociale, riacquista la propria comune e banale rispettabilità.
 

VITALE V. - Yo pienso y es asì

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Yo pienso y es asì – Un anno o quasi di Rotary

Enzo Vitale

Yo pienso y es asì
Un anno o quasi di Rotary

2001 – 15x23 – pp. 276

 

 

Si è avvertita una sentita e vissuta necessità, più che di lasciare semplicemente una traccia della propria attività, di tracciare un percorso, quello della memoria. Ricordare, infatti, non è svilire o annullare il presente: è ripercorrere il sentiero, a volte stretto e angusto, a volte infido e pericoloso, a volte diretto e facile, che ci porta al presente e alla sua decodificazione. Senza questo ideale camminamento, senza la memoria di noi stessi e degli altri, senza il ricordo di ciò che si è prodotto e costruito, si rimane (citando Danilo Dolci) “confusi” nel presente: che così non viene pienamente vissuto e di cui, pertanto, non se ne riesce a sfruttare e sviluppare l’insita spinta propulsiva.

 

VITALE V. - In memoria di Palomar

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In memoria di Palomar

 

Enzo Vitale

In memoria di Palomar

2000 – 15x21 – pp. 56

 

 

“Essere o non essere; questo è il problema: se sia più nobile all’animo sopportare gli oltraggi, i sassi, i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli. Morire; dormire; e nulla più – e con un sonno dorsi che poniamo fine a cordoglio e alle infinite miserie, retaggio naturale della carne, è soluzione da accogliere a mani giunte”. “Morire; dormire; e nulla più”; ovvero fa morire in se stessi quel che ancora rimane del ricordo, della memoria; delle vissute amarezze e frustrazioni; della ricevuta ingiustificabile ingratitudine; delle subite oltraggiose inimicizie; del malsopportato caparbio e feroce e calunnioso astio. 

 

 

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