Ipotesi Gaia e sviluppo sostenibile. Un pianeta in evoluzione: da biosfera a noosfera

Venerdì 17 ottobre 2003 – Circolo di Società

Alessandro Bianchi (Rettore Università Mediterranea)
Giovanni Cacco (Ordinario di Biochimica vegetale Università Mediterranea)
Paolo Sequi (Ordinario di Chimica del suolo Università di Bologna)
Rosario Gioffré (Prorettore dell’Università Mediterranea)


In collaborazione con il Dipartimento Biomaa della Facoltà di Agraria dell’Università Mediterranea


Presentazione del volumetto "Lo sviluppo sostenibile" (cliccare sulla copertina per scaricare il pdf)


INTERVISTA A GIOVANNI CACCO (Di Enzo Vitale da "Il Quotidiano")

 

PRESENTAZIONE
Lo Sviluppo sostenibileNello spazio di poco più di una generazione sono avvenute mutazioni climatiche di entità tale da cominciare a incidere anche sul nostro stile di vita: sulle loro cause ne sappiamo poco, vuoi per una comunicazione mediatica che insegue la notizia sensazionale tralasciando di fornire un’informazione seria e dettagliata, vuoi anche perché l’ecologia planetaria è una disciplina scientifica ancora troppo giovane e poco evoluta per dare risposte certe e inequivoche a fenomeni estremamente complessi.
In siffatto contesto di sostanziale diffusa “ignoranza” si pone l’idea di una riunione che, frutto di un’inedita collaborazione culturale tra il Circolo di Società e l’Università Mediterranea, divulgando informazioni e stimolando quesiti, ineludibili premesse alla conoscenza, in maniera piana e discorsiva affronti il problema dell’evoluzione della Biosfera.
Il punto di vista dal quale si guarderà alle tematiche in oggetto sarà quello formalizzato nell’Ipotesi Gaia, che concepisce la Terra come un unico sistema fisiologico, quasi un’entità viva: su di essa gli organismi e l’ambiente sarebbero da considerare alla stregua di un insieme integrato in cui i sistemi biologici modificano il contesto fisico, che a sua volta, così modificato, influisce sull’evoluzione dei viventi.

È un punto di vista che non intende entrare nella polemica tra i biologi naturalisti, per i quali è da demonizzare qualsiasi intervento umano che alteri l’ordine naturale, e quelli umanisti, secondo cui l’uomo ha il diritto di riorganizzare come vuole la natura per migliorare le proprie condizioni di vita. I fautori dell’Ipotesi Gaia, infatti, vanno quasi ad assumere una posizione terza, più matura e articolata, che contempera l’ineludibile esigenza della salvaguardia ambientale e del rispetto della natura con l’altrettanto imprescindibile necessità dell’uomo di procedere sulla strada del progresso.
“Prima la trippa e poi vien la virtù”, scrive Bertold Brecht nella sua “Opera da tre soldi”. Niente di più vero in ecologia planetaria: è mera utopia pensare di poter attuare serie politiche ambientali a livello globale prima che tutta la popolazione mondiale abbia conseguito una qualità di vita accettabile.

Il primo a parlare di “biosfera” nel senso che noi oggi attribuiamo al lemma, e a introdurre i concetti poi sviluppati nell’Ipotesi Gaia, fu Vladimir Vernadskij, che pubblicò la summa del suo pensiero (“La biosfera”) a Leningrado nel 1926. Travolta nel crollo della biologia russa determinata negli anni Trenta dalla folle dalla campagna di Lysenko contro i principi della genetica mendeliana, questa grande figura di scienziato e filosofo fu sostanzialmente sconosciuta in Occidente.
Oggi, quando si tenta di contemperare la biologia riduzionistica occidentale, volta a osservare la vita componendola in geni e molecole, con la biologia integrativa della rivalutata vecchia scuola russa, che studia la vita in rapporto alle comunità ecologiche e ai rapporti planetari, Vernadskij viene riscoperto e la sua opera considerata anticipatrice dell’Ipotesi Gaia.

Una della maggiori intuizioni del filosofo-scienzato russo consiste nella previsione della graduale inevitabile trasformazione della biosfera in “noosfera”, una sorta di biosfera terrestre interamente governata dall’intelligenza dell’uomo: un’idea in linea con la “responsabilità” che la filosofia di Karl Popper attribuisce all’uomo in quanto essere libero e in grado di forgiare il proprio futuro.
La nascita di questa noosfera presuppone una conoscenza dettagliata e puntuale dei fenomeni fisici e biologici terrestri, che si è però ancora molto lontani dal possedere data la loro estrema complessità. All’uopo si possono prendere ad esempio gli effetti dell’aumento nell’atmosfera del biossido di carbonio prodotto dalle attività umane: distinguibili tra fisici, come quelli che contribuiscono a determinare l’effetto serra e le variazioni climatiche, e biologici, come le ripercussioni sul ritmo di crescita dei vegetali e sul loro fabbisogno idrico, non vi è su di loro un’unanimità di vedute tra gli esperti di ecologia planetaria.

Di tutto questo, e di altro ancora, come ad esempio delle implicazioni filosofico-religiose (Il Dio biblico della Genesi ha consegnato la Biosfera all’uomo, perché la modificasse a suo piacimento in noosfera, o piuttosto ha affidato l’uomo alla Terra?), si parlerà il 17 ottobre.
Dopo la presentazione del M.se Saverio Genovese Zerbi, presidente del Circolo di Società, e l’introduzione del prof. Alessandro Bianchi, rettore dell’Università Mediterranea, la riunione, moderata dal dott. Vincenzo Vitale, con inizio alle ore 17, si svolgerà con tre relazioni di base: del prof. Giovanni Cacco, ordinario di Biochimica vegetale e direttore del dipartimento Biomaa della facoltà di Agraria; del prof. Paolo Sequi, già ordinario di Chimica del suolo all’Università di Bologna e in atto direttore dell’Istituto sperimentale per la nutrizione delle piante del Ministero per le politiche agrarie; del prof. Rosario Gioffré, prorettore dell’Università Mediterranea. Sono previsti interventi preordinati e liberi, oltre ad approfondimenti stimolati dal dibattito e dalle eventuali domande dei presenti.
Ai convenuti sarà fatto omaggio della pubblicazione “Lo sviluppo sostenibile”


 

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