ECOLANDIA (Arghillà - Reggio Caslabria Catona) - Domenica 26 novembre 2017 ore 11
Enzo Cuzzola
Tonino Perna
Enzo Vitale
Mario Meliadò
Mario Meliadò - Lo Stretto di Messina? Può essere il ricettacolo di un nuovo Ente; e neanche tanto piccolo.
Adesso c'è chi vuole crearlo veramente.
Era il 3 aprile del 2014, quando la Camera dei deputati votò l'approvazione definitiva della legge numero 56 sulle Città metropolitane. Tra città d'arte ben note in tutto il mondo (Venezia, Firenze) e metropoli che lo sono indiscutibilmente già solo per dimensioni e popolazione (Roma, Milano), veniva piazzata una "clandestina a bordo", la più piccina delle 14 Città metropolitane (dieci in Regioni a Statuto ordinario, quattro in Regioni a Statuto speciale): Reggio Calabria.
Negli atti parlamentari ci sono sterminati riferimenti d'ogni colore politico sul come e il perché fosse possibile definire per legge metropolitana una città che nel suo capoluogo di provincia conta "appena" 180mila abitanti: l'orizzonte non poteva e non può che essere l'unificazione istituzionale del territorio provinciale reggino con la dirimpettaia Messina (che già il 10 agosto del '95 aveva visto elevare a Città metropolitana buona parte del proprio territorio provinciale da parte della Regione Sicilia).
Come spesso accade in contingenze simili, sono già passati tre anni e mezzo e neanche il più impercettibile movimento in direzione di un'unificazione reale e formalizzata è stato compiuto, se togliamo alcuni protocolli in materia di trasporti propedeutici a una vera continuità territoriale.
Adesso, questo passo c'è qualcuno che s'è messo in testa di compierlo per davvero: è nato così, e ha già avuto la sua prima riunione nel magnifico scenario di Ecolandia, il Comitato per la Città metropolitana dello Stretto. Un organismo che si chiama così soprattutto perché ogni percorso va pur iniziato da qualche parte...
In realtà , però, non è affatto scontato che l'orizzonte perseguito in termini tecnici vada definito Città metropolitana dello Stretto.
Intanto perché potrebbe essere l'Area metropolitana dello Stretto (come già si pensava anni fa, col risultato che non si avrebbe in questo caso una reale fusione di due Città metropolitane preesistenti in un'unica Città metropolitana, bensì la creazione di un sovraorganismo che tuttavia in atto non è previsto dalla legge). E poi perché l'obiettivo di un abbraccio funzionale permanente tra le due sponde dello Stretto potrebbe essere perseguito in modo del tutto diverso, sofisticato epperò già previsto dalla Carta fondamentale.
Ma si potrebbe anche creare una Regione nuova di zecca, secondo quanto previsto dall'articolo 132 della Costituzione, che prevede si possa «con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione d'abitanti» (un'ipotetica Regione dello Stretto, sommando i 635mila residenti del Messinese e i 553mila del Reggino, conterebbe quasi un milione e 200mila abitanti: cioè più dei 126mila della Valle d'Aosta, i 310mila del Molise e i 570mila della Basilicata messi insieme...). Unica condizione per procedere: dovrebbero farne richiesta «tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate», cioè almeno 400mila tra reggini e messinesi, e la proposta dovrebbe essere «approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse».
In subordine, un risultato affine si potrebbe provare a cogliere mettendo in pratica il secondo comma dello stesso articolo della Costituzione, ossia procedendo per annessione di un intero territorio provinciale alla Regione limitrofa (e naturalmente qui saremmo di fronte a un caso mai verificatosi in precedenza: una porzione d'isola che si ricongiunge amministrativamente a un pezzo di terraferma o, al contrario, un pezzo di "Stivale" che si trasforma in "isolano"). Ci sarebbe anche la possibilità che questa procedura venisse seguita non per interi territori provinciali, ma per pluralità di Comuni; però la disarticolazione di territori oggi finalmente omogenei, grazie alla normativa che non prevede Comuni "dissenzienti" rispetto alla trasformazione in Città metropolitana dell'intero territorio dell'ex Provincia di riferimento, inevitabilmente creerebbe confusione e indesiderabili sovrapposizioni.
Anche in considerazione del periodo storico (basti guardare al referendum consultivo sull'autonomia fiscale svoltosi il 22 ottobre scorso in Veneto e Lombardia, assai più che al referendum catalano), il tentativo di fondere finalmente Reggio e Messina insieme ai rispettivi comprensori non potrebbe che passare da una raccolta di firme e da una consultazione popolare.
Indispensabile, insomma, riscontrare una vasta volontà di popolo e mobilitare centinaia di migliaia di persone: l'impresa non appare delle più semplici.
In più, per il Comitato nascente sarebbe un'ingenuità sottovalutare le mille insidie che si stagliano di fronte a un'idea che va molto oltre l'antico dibattito "Ponte sì – Ponte no": ostacoli di natura politica, com'è facile immaginare rispetto all'eventuale smembramento di corpi complessi e già formati come la Regione Calabria e la Regione Sicilia, ma pure quanto alla futura governance di una Città metropolitana unica (dove avrebbe sede?, tanto per citare il solito incubo campanilistico che senz'altro si materializzerebbe); inghippi di natura tecnica, ad esempio rispetto all'omogeneizzazione di realtà territoriali l'una facente capo a una Regione a Statuto speciale e l'altra a una Regione a Statuto ordinario; lacci e lacciuoli economici, visto che in tempi di spending review, al di là delle oggettive affinità sociali e prossimità territoriali, l'ipotesi di creare nuovi Enti anziché abrogare quelli "indistruttibili" che magari dovevano essere un mero ricordo da anni (ricordate le Province?) è percepita come un sacrilegio.
Sia come sia, quella che finora è rimasta solo un'utopia di cui discutere al bar adesso ha un primo interlocutore intenzionato a trasformarla in territorio unico e palpitante.