dirigenti delle multinazionali del farmaco, funzionari dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, professori universitari autori di ricerche, opinion leader dei media che lanciano gli allarmi e, scendendo a livello dei piccoli suini locali, medici che lucrano sull'insufficiente risposta pubblica e laboratori di analisi che propongono l'effettuazione di esami inutili e costosi. Insomma un enorme business planetario che, a cascata, ha generato un assalto alla diligenza di bibliche proporzioni.
Il meccanismo è, tutto sommato, semplice: nasce casualmente - non sono attendibili le voci di un inizio doloso dell'epidemia virale - un nuovo agente patogeno e subito scatta l'operazione, già preparata da tempo essendo stato l'evento stimato come statisticamente probabile; le multinazionali del farmaco commissionano studi a ricercatori già da loro stessi finanziati in precedenza per studi e ricerche di dubbia utilità; ne nascono lavori che, pur formalmente corretti, sono influenzati dall'attesa di un risultato allarmante da parte dei finanziatori; vengono investiti della questione giornalisti che vengono indirizzati a sovrastimare l'allarme sanitario con gli usuali mezzi con cui solitamente si riesce a orientare l'opinione; il tutto viene portato all'attenzione della politica che, sufficientemente sollecitata in tal senso, mette in moto la macchina sanitaria.
Si commissiono così altri studi e ricerche, che vengono sottoposti nuovamente alla stampa, che allarma ulteriormente la pubblica opinione: la palla torna al politico, che stavolta è autorizzato a interventi drastici come comprare dalle ditte, naturalmente già pronte a fronteggiare l'emergenza, con decreti d'urgenza e a volte senza bandi pubblici, farmaci e vaccini per milioni di dollari o euro.
Dimenticavo un particolare non ininfluente: nel mentre si svolgeva tutta la citata operazione, l'Organizzazione Mondiale della Sanità cambiava la definizione di pandemia. La vecchia definizione era di "nuovo virus, a rapida diffusione, per il quale non si ha immunità, con alti tassi di morbilità e letalità". Le ultime due frasi sono state omesse per far sì che rientrasse nella definizione di pandemia anche l'influenza suina.
E a livello locale? Nonostante che vi siano state ampie e documentate indicazioni sull'assoluta inutilità dell'esecuzione dell'esame per l'individuazione dei soggetti con infezione da virus A h1n1, tale esame viene pubblicizzato come se fosse una saponetta. Virus A h1 n1, un affare come un altro.