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Murray Gell-Mann, Nobel per la Fisica nel 1969 e noto per aver scoperto la particella elementare da lui denominata "quark", ha portato avanti al Santa Fe Institute, di cui è stato tra i fondatori, studi sulla complessità.
Queste ricerche - integrando i vari saperi scientifico/tecnologici tra di loro e con quelli storico/sociali, applicando il metodo della scienza a temi umanistici e contaminando l'uso della tecnologia con lo sguardo dell'umanista - spaziano dall'archeologia alla storia, dall'evoluzione biologica e linguistica all'apprendimento e al pensiero creativo, dalla matematica alla biologia, dall'ingegneria alla medicina.
Inoltre, addentrandosi in questioni di politica ambientale e demografica, di sviluppo sostenibile e di stabilità del sistema politico mondiale, i ricercatori del Sante Fe Institute disegnano le possibili vie di sviluppo e progresso dell'umanità.
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Murray Gell-Mann era solito ripetere una semplice verità, che il progredire della tecnologia e l'esponenziale accrescersi delle conoscenze tende a non far riconoscere: la vera conoscenza non è data tanto dalla sofisticata specializzazione e dall'accumulazione dei saperi quanto dalla visione dell'insieme.
Questa verità di Gell-Mann, mai messa in discussione fino a quando gli uomini di scienza furono anche umanisti, è quantomeno scomoda in un oggi in cui si parla di diverse culture, quella scientifica e quella umanistica, dimenticando che nel diciassettesimo secolo il metodo scientifico venne proposto da uomini che non rinnegarono mai la loro appartenenza alla comunità letteraria.
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Ciò detto, affrontiamo lo stesso problema da un’angolatura diversa.
“Linguaggio scientifico e linguaggio poetico" era il titolo di una relazione tenuta da Jean Starobinski il 14 maggio del 2002 al simposio internazionale della Fondazione Balzan presso la Royal Society di Londra. In essa si poteva leggere che nel lontano 1927 sir Arthur Eddington, durante la conferenza "La natura del mondo fisico", l'ultima del ciclo Gifford Lectures, dopo aver citato l'inizio di una lunga e complessa equazione che spiegava la formazione del moto ondoso in uno specchio d'acqua, recitò una sestina in cui il poeta Rupert Brooke evocava acque agitate dai venti di giorno e gelate di notte.
L'obiettivo di sir. Eddington era di mostrare come le acque e le onde trovano un diverso modo di esprimersi nella modellizzazione matematica e nella visione poetica.
Siamo indubbiamente in presenza di due linguaggi diversi: sono questi espressione anche di due culture diverse o sono figli di un'unica cultura che ha sviluppato un bilinguismo interno?
Oggi si parla di diverse culture, quella scientifica e quella umanistica, dimenticando che nel diciassettesimo secolo il metodo scientifico venne proposto da uomini che non rinnegarono mai la loro appartenenza alla comunità letteraria.
In Francia ci si è già posti il problema del dialogo tra i diversi tipi di cultura, l'umanistica e la scientifica. Michel Serres nel suo "Le Tiers Instruit" critica i programmi universitari francesi colpevoli di aver diviso la società in due categorie di persone: le persone colte ma prive di conoscenze scientifiche, ovvero i "colti ignoranti"; quelle che conoscono la scienza ma non hanno cultura, ovvero gli "istruiti senza cultura".
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Tornando a noi, in un ambito di crescente complessità ed estensione dello scibile umano, vi è il diffuso convincimento che il progresso sia dovuto al superspecialista; mentre questi, pur padroneggiando saperi sempre più sofisticati, proprio in quanto studia con attenzione molecolare i più piccoli particolari, non può avere che un'ottica sempre più ristretta e limitata.
Altrettanto diffuso è il luogo comune che, per una buona conoscenza di tematiche a tal punto
complesse e articolate da dover essere suddivise in sottotematiche, una volta affidato il loro studio ai vari specialisti, si possano mettere semplicemente insieme i risultati delle singole ricerche; mentre in questo caso non vi è nulla di più vero del vecchio adagio che dice: "il tutto è più della somma delle proprie parti".
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Insomma, per affrontare la complessità, non basta semplicemente giustapporre frammenti di
saperi diversi: occorre trovare il modo di farli interagire all'interno di una prospettiva che solo un sapere contaminato può fornire.
In sintesi, l'insegnamento di Gell-Mann e la filosofia del Santa Fe Institute è questa: la realtà è
complessa e piena di contraddizioni, che sono una vera sfida per la conoscenza; i problemi che derivano da questa complessità vanno affrontati globalmente; il semplice sommare gli studi dei vari specialisti non ci può portare a un'interpretazione coerente e compiuta di un insieme; affinché la crescita della conoscenza si sviluppi in linee di progresso, è necessario integrare i saperi e avvalersi figure professionali che abbiano un'ottica globale su problematiche complesse.
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È partendo da questi presupposti che la Fondazione Mediterranea, in partnership con la Facoltà
di Ingegneria dell'Università Mediterranea, ha istituito un Premio ai Saperi Contaminati che si è voluto titolare a Bertrand Russell: questi, passando dagli studi matematici a quelli filosofici per poi approdare all'impegno sociale e al Premio Nobel per la letteratura, nel Novecento europeo è l'insuperato paradigma dello scienziato umanista.
Il Premio, finalizzato a superare la dicotomia tra quelli che C. P. Snow nel suo scetticismo ha definito "poli" culturali, e così a stimolare il dialogo tra le diverse competenze con l'obiettivo di contribuire alla formazione di professionisti che siano a un tempo, come dice il Serres, "colti e istruiti", è assegnato a cadenza annuale a personalità del mondo professionale che, con un poliedrico percorso scientifico/culturale, hanno voluto e saputo "contaminare" le proprie specifiche competenze professionali o di ricerca con saperi "diversi" sì da pervenire a una loro felice e sinergica integrazione.
VIDEO INTERVISTA AL PRESIDENTE VINCENZO VITALE
www.youtube.com/watch?v=y8d0SIv6Ovw
LA FONDAZIONE MEDITERRANEA AGLI STATI GENERALI DELLA CULTURA